Ciro riconosciuto, libretto, Ferrara, Barbieri, 1744

 FULVIO
 (Salvo un eroe così).
 EMILIA
                                        (Così l’inganno).
 
    Per te spero e per te solo
 mi lusingo, mi consolo.
 La tua fé, l’amore io vedo.
965(Ma non credo a un traditor).
 
    D’appagar lo sdegno mio
 il desio ti leggo in viso.
 (Ma ravviso infido il cor). (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 FULVIO
 
 FULVIO
 Oh dei! Tutta sé stessa
970a me confida Emilia ed io l’inganno.
 Ah perdona, mio bene,
 questa frode innocente. Al tuo nemico
 io troppo deggio. È in te virtù lo sdegno;
 sarebbe colpa in me. Per mia sventura,
975se appago il tuo desio,
 l’amicizia tradisco e l’onor mio.
 
    Nascesti alle pene,
 mio povero core.
 Amar ti conviene
980chi tutta rigore
 per farti contento
 ti vuole infedel.
 
    Di’ pur che la sorte
 è troppo severa.
985Ma soffri, ma spera,
 ma fino alla morte
 in ogni tormento
 ti serba fedel. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Camera con sedie.
 
 CATONE e MARZIA
 
 CATONE
 Si vuole ad onta mia
990che Cesare s’ascolti.
 L’ascolterò. Ma in faccia
 agli uomini ed ai numi io mi protesto
 che da tutti costretto
 mi riduco a soffrirlo e con mio affanno
995debole io son per non parer tiranno.
 MARZIA
 Oh di quante speranze
 questo giorno è cagion! Da due sì grandi
 arbitri della terra
 incerto il mondo e curioso pende;
1000e da voi pace o guerra
 o servitude o libertade attende.
 CATONE
 Inutil cura.
 MARZIA
                        Or viene (Guardando dentro alla scena)
 Cesare a te.
 CATONE
                         Lasciami seco.
 MARZIA
                                                      (O dei,
 per pietà secondate i voti miei). (Parte)
 
 SCENA X
 
 CESARE e detto
 
 CATONE
1005Cesare, a me son troppo
 preziosi i momenti e qui non voglio
 perdergli in ascoltarti;
 o stringi tutto in poche note o parti. (Siede)
 CESARE
 T’appagherò. (Come m’accoglie!) Il primo (Siede)
1010de’ miei desiri è il renderti sicuro
 che ’l tuo cor generoso,
 che la costanza tua...
 CATONE
                                        Cangia favella
 se pur vuoi che t’ascolti. Io so che questa
 artifiziosa lode è in te fallace;
1015e vera ancor da’ labbri tuoi mi spiace.
 CESARE
 (Sempre è l’istesso). Ad ogni costo io voglio
 pace con te. Tu scegli i patti; io sono
 ad accettargli accinto
 come faria col vincitore il vinto.
1020(Or che dirà!)
 CATONE
                             Tanto offerisci?
 CESARE
                                                            E tanto
 adempirò, che dubitar non posso
 d’una ingiusta richiesta.
 CATONE
 Giustissima sarà. Lascia dell’armi
 l’usurpato comando; il grado eccelso
1025di dittator deponi; e come reo
 rendi in carcere angusto
 alla patria ragion de’ tuoi misfatti;
 questi, se pace vuoi, saranno i patti.
 CESARE
 Ed io dovrei...
 CATONE
                             Di rimanere oppresso
1030non dubitar, che allora
 sarò tuo difensore.
 CESARE
                                     (E soffro ancora!)
 Tu sol non basti. Io so quanti nemici
 con gli eventi felici
 m’irritò la mia sorte, onde potrei
1035i giorni miei sagrificare invano.
 CATONE
 Ami tanto la vita e sei romano?
 In più felice etade agli avi nostri
 non fu cara così. Curzio rammenta,
 Decio rimira a mille squadre a fronte,
1040vedi Scevola all’ara, Orazio al ponte,