Ciro riconosciuto, libretto, Ferrara, Barbieri, 1744

1085de’ Bruti e de’ Virgini oh come adesso
 fremerete d’orror! Che audacia, oh numi!
 E Catone l’ascolta?
 E a proposte sì ree...
 CESARE
                                        Taci una volta. (S’alzano)
 Hai cimentato assai
1090la tolleranza mia. Che più degg’io
 soffrir da te? Per tuo riguardo, il corso
 trattengo a’ miei trionfi; io stesso vengo
 dell’onor tuo geloso a chieder pace;
 de’ miei sudati acquisti
1095ti voglio a parte; offro a tua figlia in dono
 questa man vincitrice; a te cortese
 per cento offese e cento
 rendo segni d’amor né sei contento?
 Che vorresti? Che aspetti?
1100Che pretendi da me? Se d’esser credi
 argine alla fortuna
 di Cesare tu solo, invan lo speri;
 han principio dal ciel tutti gl’imperi.
 CATONE
 Favorevoli agli empi
1105sempre non son gli dei.
 CESARE
                                             Vedrem fra poco
 colle nostr’armi altrove (In atto di partire)
 chi favorisca il ciel.
 
 SCENA XI
 
 MARZIA e detti
 
 MARZIA
                                      Cesare, e dove?
 CESARE
 Al campo.
 MARZIA
                      Oh dio! T’arresta.
 Questa è la pace? (A Catone) È questa
1110l’amistà sospirata? (A Cesare)
 CESARE
                                      Il padre accusa,
 egli vuol guerra.
 MARZIA
                                 Ah genitor.
 CATONE
                                                        T’accheta;