Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 m’irritò la mia sorte, onde potrei
1035i giorni miei sagrificare invano.
 CATONE
 Ami tanto la vita e sei romano?
 In più felice etade agli avi nostri
 non fu cara così. Curzio rammenta,
 Decio rimira a mille squadre a fronte,
1040vedi Scevola all’ara, Orazio al ponte,
 e di Cremera all’acque,
 di sangue e di sudor bagnati e tinti,
 trecento Fabi in un sol giorno estinti.
 CESARE
 Se allor giovò di questi,
1045nuocerebbe alla patria or la mia morte.
 CATONE
 Per qual ragione?
 CESARE
                                   È necessario a Roma
 che un sol comandi.
 CATONE
                                       È necessario a lei
 ch’egualmente ciascun comandi e serva.
 CESARE
 E la pubblica cura
1050tu credi più sicura in mano a tanti,
 discordi negli affetti e ne’ pareri?
 Meglio il voler d’un solo
 regola sempre altrui. Solo fra’ numi
 Giove il tutto dal ciel governa e move.
 CATONE
1055Dov’è costui che rassomigli a Giove?
 Io non lo veggo; e, se vi fosse ancora,
 diverrebbe tiranno in un momento.
 CESARE
 Chi non ne soffre un sol ne soffre cento.
 CATONE
 Così parla un nemico
1060della patria e del giusto. Intesi assai;
 basta così. (S’alza)
 CESARE
                       Ferma, Catone.
 CATONE