Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 SCENA VIII
 
 ASTIAGE e CAMBISE in disparte
 
 ASTIAGE
 E pur dagl'inquieti
300miei seguaci timori
 parmi di respirar. Non so s'io deggia
 alla speme del colpo o alla stanchezza
 delle vegliate notti
 quel soave languor che per le vene
305dolcemente mi serpe. Ah forse a questo
 umil tetto lo deggio, in cui non sanno
 entrar le abitatrici
 d'ogni soglio real cure infelici.
 
    Sciolto dal suo timor
310par che non senta il cor
 l'usato affanno.
 
    Languidi gli occhi miei... (S’addormenta)
 
 CAMBISE
 Che veggo, amici dei! Dorme il tiranno. (Esce)
 Barbaro re, con tante furie in petto
315come puoi riposar! Vindici numi
 quel sonno è un'opra vostra. Il sangue indegno
 da me volete; io v'ubbidisco. Ah mori... (Snudando la spada)
 ASTIAGE
 Perfido! (Sognando)
 CAMBISE
                    Oimè! Si desta. (Trattenendosi)
 ASTIAGE
                                                   Aita. (Come sopra)
 CAMBISE
                                                               Ei vide
 l'acciaro balenar. (Vuol nascondersi)
 ASTIAGE
                                   Ciro m'uccide. (Sognando)
 CAMBISE
320Ciro? Parlò sognando. Eh cada ormai...
 Cada il crudele. (In atto di ferire)