Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 MARZIA
 Ah signor, che facesti? Ecco in periglio
1150la tua, la nostra vita.
 CATONE
                                        Il viver mio
 non sia tua cura. A te pensai; di padre
 sento gli affetti. Emilia, (Vedendo venire Emilia)
 non v’è più pace; e fra l’ardor dell’armi
 mal sicure voi siete, onde alle navi
1155portate il piè. Sai che il german di Marzia
 di quelle è duce; e in ogni evento avrete
 pronto lo scampo almen.
 EMILIA
                                               Qual via sicura
 d’uscir da queste mura
 cinte d’assedio?
 CATONE
                                In solitaria parte,
1160d’Iside al fonte appresso,
 a me noto è l’ingresso
 di sotterranea via. Ne cela il varco
 de’ folti dumi e de’ pendenti rami
 l’invecchiata licenza. All’acque un tempo
1165servì di strada; or, dall’età cangiata,
 offre asciutto il cammino
 dall’offesa cittade al mar vicino.
 EMILIA
 (Può giovarmi il saperlo).
 MARZIA
                                                 Ed a chi fidi
 la speme, o padre? È mal sicura, il sai,
1170la fé di Arbace; a ricusarmi ei giunse.
 CATONE
 Ma nel cimento estremo
 ricusarti non può. Di tanto eccesso
 è incapace, il vedrai.
 MARZIA
                                        Farà l’istesso.
 
 SCENA XIII
 
 ARBACE e detti
 
 ARBACE
 Signor, so che a momenti
1175pugnar si deve; imponi
 che far degg’io. Senz’aspettar l’aurora,
 ogn’ingiusto sospetto a render vano,
 vengo sposo di Marzia; ecco la mano.
 (Mi vendico così).
 CATONE
                                    Nol dissi, o figlia?
 MARZIA
1180Temo, Arbace, ed ammiro
 l’incostante tuo cor.
 ARBACE
                                      D’ogni riguardo
 disciolto io sono e la ragion tu sai.
 MARZIA
 (Ah mi scopre).
 ARBACE
                                A Catone
 deggio un pegno di fede in tal periglio.
 CATONE
1185Che tardi? (A Marzia)
 EMILIA
                        (Che farà?)
 MARZIA
                                                (Numi, consiglio).
 EMILIA
 Marzia, ti rasserena.
 MARZIA
 Emilia, taci.
 ARBACE
                          Or mia sarai. (A Marzia)
 MARZIA
                                                     (Che pena!)
 CATONE
 Più non s’aspetti. A lei
 porgi, Arbace, la destra.
 ARBACE
                                              Eccola; in dono
1190il cor, la vita, il soglio
 così presento a te.
 MARZIA
                                    Va’; non ti voglio.
 ARBACE
 Come!
 EMILIA
                (Che ardir!)
 CATONE
                                         Perché? (A Marzia)
 MARZIA
                                                          Finger non giova;