Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 un temerario amor? Ne vanta il foco,
 te ricusa, me insulta e il padre offende.
 ARBACE
 Di colei che mi accende
1270ah non parlar così.
 EMILIA
                                     Non hai rossore
 di tanta debolezza? A tale oltraggio
 resisti ancor?
 ARBACE
                            Che posso far? È ingrata,
 è ingiusta, io lo conosco; e pur l’adoro;
 e sempre più si avanza
1275con la sua crudeltà la mia costanza.
 EMILIA
 
    Se sciogliere non vuoi
 dalle catene il cor,
 di chi lagnar ti puoi?
 Sei folle nell’amor,
1280non sei costante.
 
    Ti piace il suo rigor;
 non cerchi libertà;
 l’istessa infedeltà
 ti rende amante. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 ARBACE
 
 ARBACE
1285L’ingiustizia, il disprezzo,
 la tirannia, la crudeltà, lo sdegno
 dell’ingrato mio ben senza lagnarmi
 tollerare io saprei; tutte son pene
 soffribili ad un cor. Ma su le labbra
1290della nemica mia sentire il nome
 del felice rival, saper che l’ama,
 udir che i pregi ella ne dica e tanto
 mostri per lui d’ardire,
 questo, questo è penar, questo è morire.
 
1295   Che sia la gelosia
 un gelo in mezzo al foco,
 è ver, ma questo è poco;
 è il più crudel tormento
 d’un cor che s’innamora;
1300e questo è poco ancora.
 Io nel mio cor lo sento
 ma non lo so spiegar.
 
    Se non portasse amore
 affanno sì tiranno,
1305qual è quel rozzo core
 che non vorrebbe amar?
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Cortile.
 
 CESARE e FULVIO
 
 CESARE
 Tutto, amico, ho tentato; alcun rimorso
 più non mi resta. Invan finsi finora
 ragioni alla dimora,
1310sperando pur che della figlia al pianto,
 d’Utica a’ prieghi e de’ perigli a fronte
 si piegasse Catone. Or so ch’ei volle
 invece di placarsi
 Marzia svenar, perché gli chiese pace,
1315perché disse d’amarmi. Andiamo; ormai
 giusto è il mio sdegno; ho tollerato assai. (In atto di partire)
 FULVIO
 Ferma, tu corri a morte.
 CESARE
 Perché?
 FULVIO
                  Già su le porte
 d’Utica v’è chi nell’uscir ti deve
1320privar di vita.
 CESARE
                             E chi pensò la trama?
 FULVIO
 Emilia. Ella mel disse; ella confida
 nell’amor mio, tu ’l sai.
 CESARE
                                             Coll’armi in pugno
 ci apriremo la via. Vieni.
 FULVIO
                                                Raffrena
 questo ardor generoso. Altro riparo
1325offre la sorte.
 CESARE
                           E quale?
 FULVIO
                                              Un, che fra l’armi
 milita di Catone, infino al campo
 per incognita strada
 ti condurrà.
 CESARE
                         Chi è questi?
 FULVIO
 Floro si appella; uno è di quei che scelse
1330Emilia a trucidarti. Ei vien pietoso
 a palesar la frode
 e ad aprirti lo scampo.
 CESARE
                                            Ov’è?
 FULVIO
                                                          Ti attende
 d’Iside al fonte. Egli mi è noto; a lui
 fidati pure. Intanto al campo io riedo;
1335e per l’esterno ingresso
 di quel cammino istesso a te svelato,
 co’ più scelti de’ tuoi
 tornerò poi per tua difesa armato.
 CESARE