Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 E fidarci così?
 FULVIO
                             Vivi sicuro;
1340avran di te, che sei
 la più grand’opra lor, cura gli dei.
 
    La fronda, che circonda
 a’ vincitori il crine,
 soggetta alle ruine
1345del folgore non è.
 
    Compagna dalla cuna
 apprese la fortuna
 a militar con te. (Parte)
 
 SCENA II
 
 CESARE e poi MARZIA
 
 CESARE
 Quanti aspetti la sorte
1350cangia in un giorno!
 MARZIA
                                        Ah Cesare, che fai?
 Come in Utica ancor?
 CESARE
                                          L’insidie altrui
 mi son d’inciampo.
 MARZIA
                                      Per pietà, se m’ami,
 come parte del mio
 difendi il viver tuo. Cesare, addio. (In atto di partire)
 CESARE
1355Fermati, dove fuggi?
 MARZIA
 Al germano, alle navi. Il padre irato
 vuol la mia morte. (Oh dio, (Guardando intorno)
 giungesse mai!) Non m’arrestar; la fuga
 sol può salvarmi.
 CESARE
                                  Abbandonata e sola
1360arrischiarti così? Ne’ tuoi perigli
 seguirti io deggio.
 MARZIA
                                    No; se è ver che m’ami,
 me non seguir; pensa a te sol; non dei
 meco venire. Addio... Ma senti; in campo,
 com’è tuo stil, se vincitor sarai,
1365oggi del padre mio
 risparmia il sangue, io te ne priego. Addio. (In atto di partire)
 CESARE
 T’arresta anche un momento.
 MARZIA
                                                        È la dimora