Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 SCENA XIII
 
 ARPALICE e CIRO
 
 CIRO
 Arpalice, consola
 quella madre dolente.
 ARPALICE
                                           Ho troppo io stessa
 di conforto bisogno e di consiglio.
 CIRO
 E che mai sì t'affligge?
 ARPALICE
                                            Il tuo periglio.
 CIRO
515Ah bastasse a destarti
 alcun per me tenero affetto al core.
 ARPALICE
 Perché, Alceo, perché mai nascer pastore?
 CIRO
 Ma se pastor non fossi
 nutrir potrei questa speranza audace?
 ARPALICE
520Se non fossi pastor... Lasciami in pace.
 
 CIRO
 
    Sappi che al nascer mio...
 
 ARPALICE
 
 Siegui.
 
 CIRO
 
                 (Giurai tacer).
 
 ARPALICE
 
    Sappi che bramo anch'io...
 
 CIRO
 
 Parla.
 
 ARPALICE
 
              (Crudel dover!)
 
 CIRO
 
525   Perché t'arresti ancora?
 
 ARPALICE
 
 Perché cominci e cessi?
 
 A DUE
 
 Ah se parlar potessi
 quanto direi di più.
 
 CIRO
 
    Finger con chi s'adora,
 
 ARPALICE
 
530Celar quel che si brama
 
 A DUE
 
 È troppo a chi ben ama
 incomoda virtù.
 
 Fine dell’atto primo