Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 SCENA VII
 
 ARPAGO e CIRO
 
 ARPAGO
 Quel pastor sia disciolto (Alle guardie)
 e parta ognun.
 CIRO
                              (Quanto la figlia è grata
 è cauto il genitor). (Le guardie partono)
 ARPAGO
                                     Posso una volta
 parlarti in libertà. Permetti ormai
630che umile a' piedi tuoi... (Inginocchiandosi)
 CIRO
                                                Sorgi; che fai?
 ARPAGO
 Il primo bacio imprimo
 su la destra reale. Onor dovuto
 purtroppo alla mia fé. Ciro perdona,
 se di pianto mi vedi umido 'l ciglio;
635questo bacio, signor, mi costa un figlio.
 CIRO
 Sorgi; vieni, o mio caro
 liberator, vieni al mio sen. Di quanto
 debitor ti son io, già Mitridate
 pienamente m'instrusse.
 ARPAGO
                                                Ancor compita
640l'opra non è. Sul tramontar del sole
 vedrai... Ma vien da lungi
 Mandane a noi; cerca evitarla.
 CIRO
                                                         Intendo.
 Temi ch'io parli. Eh non temer, giurai
 di non spiegarmi a lei, finché permesso
645non sia da Mitridate; e fedelmente
 il giuramento osserverò.
 ARPAGO
                                               T'esponi
 signor...
 CIRO
                  Va'; non è nuovo
 il cimento per me.
 ARPAGO
                                     Deh non perdiamo
 di tant'anni il sudor. Sul fin dell'opra
650tremar convien. L'esser vicini al lido
 molti fa naufragar. Scema la cura
 quando cresce la speme;
 e ogni rischio è maggior per chi nol teme.
 
    Cauto guerrier pugnando,
655già vincitor si vede;
 ma non depone il brando,
 ma non si fida ancor.
 
    Che le nemiche prede
 se spensierato aduna
660cambia talor fortuna
 col vinto il vincitor. (Parte)