Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 CATONE
                                                                   Altrove...
 portatemi... a morir.
 MARZIA
                                        Vieni.
 EMILIA e ARBACE
                                                      Che affanno!
 CATONE
1700No... non vedrai... tiranno...
 nella... morte... vicina...
 spirar... con me... la libertà... latina. (Catone, sostenuto da Marzia e da Arbace, entra morendo)
 CESARE
 Ah! Se costar mi deve
 i giorni di Catone il serto, il trono,
1705ripigliatevi, o numi, il vostro dono. (Getta il lauro)
 
 FINE
 
 
 AVVISO PER LA MUTAZIONE CHE SIEGUE
 
    Conoscendo l’autore molto pericoloso l’avventurare in iscena il personaggio di Catone ferito, tanto a riguardo del genio delicato del moderno teatro poco tollerante di quell’orrore che faceva il pregio dell’antico, come per la difficoltà d’incontrarsi in attore che degnamente lo rappresenti, cambiò in gran parte l’atto terzo di questa tragedia nella maniera che siegue. L’aggiunta di un tal cambiamento entra fra le prescrizioni dell’autore medesimo, da noi osservate esattamente come converrebbe che il fosser sempre da qualunque stampatore.
 
 SCENA V
 
  Luogo ombroso circondato d’alberi, con fonte d’Iside da un lato e dall’altro ingresso praticabile d’acquedotti antichi.
 
 EMILIA con gente armata
 
 EMILIA
 È questo, amici, il luogo ove dovremo
 la vittima svenar. Fra pochi istanti