Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 per mio comando, onde non v’è per lui
1710via di fuggir. Voi qui d’intorno occulti
 attendete il mio cenno. Ecco il momento (La gente si dispone)
 sospirato da me. Vorrei... Ma parmi
 ch’altri s’appressi. È questo
 certamente il tiranno. Aita, o dei;
1715se vendicata or sono,
 ogni oltraggio sofferto io vi perdono. (Si nasconde)
 
 SCENA VI
 
 CESARE e detta
 
 CESARE
 Ecco d’Iside il fonte. Ai noti segni
 questo il varco sarà. Floro, m’ascolti?
 Floro. Nol veggio più. Sin qui condurmi,
1720poi dileguarsi! Io fui
 troppo incauto in fidarmi. Eh non è questo
 il primo ardir felice. Io di mia sorte
 feci in rischio maggior più certa prova. (Nell’entrare s’incontra in Emilia che esce dagli acquedotti con la sua gente, la quale circonda Cesare)
 EMILIA
 Ma questa volta il suo favor non giova.
 CESARE
1725Emilia!
 EMILIA
                  È giunto il tempo
 delle vendette mie.
 CESARE
                                      Fulvio ha potuto
 ingannarmi così?
 EMILIA
                                   No; dell’inganno
 tutta la gloria è mia. Della sua fede
 giurata a te contro di te mi valsi.
1730Perché impedisse il tuo ritorno al campo,
 a Fulvio io figurai
 d’Utica su le porte i tuoi perigli.
 Per condurti ove sei, Floro io mandai
 con simulato zelo a palesarti
1735questa incognita strada. Or dal mio sdegno,
 se puoi, t’invola.
 CESARE
                                 Un femminil pensiero
 quanto giunge a tentar!
 EMILIA
                                              Forse volevi
 che insensati gli dei sempre i tuoi falli
 soffrissero così? Che sempre il mondo
1740pianger dovesse in servitù dell’empio
 suo barbaro oppressor? Che l’ombra grande
 del tradito Pompeo
 eternamente invendicata errasse?
 Folle! Contro i malvagi,
1745quando più gli assicura,
 allor le sue vendette il ciel matura.
 CESARE
 Alfin che chiedi?
 EMILIA
                                  Il sangue tuo.
 CESARE
                                                             Sì lieve
 non è l’impresa.
 EMILIA
                                 Or lo vedremo. Amici,
 l’usurpator svenate.
 CESARE
1750Prima voi caderete. (Cava la spada)
 
 SCENA VII
 
 CATONE e detti
 
 CATONE
                                        Olà, fermate.
 EMILIA
 (Fato avverso!)
 CATONE
                               Che miro! Allorch’io cerco
 la fuggitiva figlia,
 te in Utica ritrovo in mezzo all’armi!
 Che si vuol? Che si tenta?
 CESARE
1755La morte mia ma con viltà.
 CATONE
                                                    Chi è reo
 di sì basso pensiero?
 CESARE
 Emilia.
 CATONE
                 Emilia!
 EMILIA
                                  È vero;
 io fra noi lo ritenni. In questo loco
 venne per opra mia. Qui voglio all’ombra
1760dell’estinto Pompeo svenar l’indegno.
 Non turbar nel più bello il gran disegno.
 CATONE
 E romana, qual sei,
 speri adoprar con lode
 la greca insidia e l’africana frode?
 EMILIA
1765È virtù quell’inganno
 che dall’indegna soma
 libera d’un tiranno il mondo e Roma.
 CATONE
 Non più; parta ciascuno. (La gente d’Emilia parte)
 EMILIA
                                                E tu difendi
 un ribelle così?
 CATONE
                               Suo difensore
1770son per tua colpa.
 CESARE
                                   (Oh generoso core!) (Ripone la spada)
 EMILIA
 Momento più felice
 pensa che non avrem.
 CATONE
                                           Parti e ti scorda