Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 SCENA ULTIMA
 
 Aspetto esteriore di magnifico tempio, dedicato a Diana, posto su d’un picciolo colle.
 
 ASTIAGE solo con spada alla mano, poi CAMBISE, indi ARPAGO, ciascuno con seguito, alfin tutti l’un dopo l’altro
 
 ASTIAGE
1285Ah rubelli, ah spergiuri! Ov'è la fede
 dovuta al vostro re? Nessun m'ascolta?
 M'abbandona ciascun? No, non saranno
 tutti altrove sì rei. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                     Ferma tiranno. (Arrestandolo)
 ASTIAGE
 Ah traditor! (In atto di difesa)
 CAMBISE
                          Voi custodite il passo. (Al suo seguito)
1290E tu ragion mi rendi. (Ad Astiage)
 ASTIAGE
 Arpago, ah vieni, il tuo signor difendi.
 ARPAGO
 Circondatelo amici. Alfin pur sei (Dall’altro lato con seguaci)
 empio ne' lacci miei.
 ASTIAGE
                                         Tu ancora!
 ARPAGO
                                                               Io solo,
 barbaro, io sol t'uccido; a questo passo
1295sappilo io ti riduco.
 ASTIAGE
                                      E tanta fede?
 E tanto zelo?
 ARPAGO
                           A chi svenasti un figlio
 non dovevi fidarti. I torti obblia
 l'offensor, non l'offeso.
 ASTIAGE
                                            Ah indegno!
 ARPAGO
                                                                     È questa
 la pena tua.
 CAMBISE
                         La mia vendetta è questa.
 ARPAGO
1300Cadi. (In atto di ferire)
 CAMBISE
               Mori crudel. (Come sopra)
 CIRO
                                        Ferma. (Trattenendo Arpago)
 MANDANE
                                                        T'arresta. (Trattenendo Cambise)
 ARPALICE
 (Che avvenne!)
 MITRIDATE
                                (Che sarà?)
 MANDANE
                                                        Rifletti, o sposo...
 CIRO
 Arpago pensa...
 CAMBISE
                               È un barbaro. (A Mandane)
 MANDANE
                                                           È mio padre.
 ARPAGO
 È un tiranno. (A Ciro)
 CIRO
                             È il tuo re.
 CAMBISE
                                                   Punirlo io voglio.
 ARPAGO
 Vendicarmi desio.
 MANDANE
1305Non fia ver.
 CIRO
                         Non sperarlo.
 ASTIAGE
                                                    Ove son io!
 ARPAGO
 Popoli ardir; l'esempio mio seguite
 s'opprima l'oppressor.
 CIRO
                                            Popoli, udite.
 Qual impeto ribelle?
 Qual furor vi trasporta? Ove s'intese
1310che divenga il vassallo
 giudice del suo re! Giudizio indegno,
 in cui molto del reo
 il giudice è peggiore. Odiate in lui
 un parricidio e l'imitate. Ei forse
1315tentollo sol; voi l'eseguite. Un dritto
 che avea sul sangue mio
 forse Astiage abusò; voi quel che han solo
 gli dei sopra i regnanti
 pretendete usurpar. M'offrite un trono,
1320calpestandone prima
 la maestà. Questo è l'amor! Son questi
 gli auspici del mio regno? Ah ritornate,
 ritornate innocenti. A terra, a terra
 l'armi sediziose. Io vi prometto
1325placato il vostro re. Foste sedotti;
 lo so; vi spiace. A mille segni espressi
 già intendo il vostro cor. Già in ogni destra
 veggo l'aste tremar; leggo il sincero
 pentimento del fallo in ogni fronte.
1330Perdonalo, signor, per bocca mia (Ad Astiage)
 piangendo ognun tel chiede. Ognun ti giura
 eterna fé. Se a cancellar l'orrore
 d'attentato sì rio
 v'è bisogno di sangue, eccoti il mio. (Inginocchiandosi)
 ASTIAGE
1335Oh prodigio!
 MANDANE
                           Oh stupore!
 ARPAGO
 Oh virtù che disarma il mio furore! (Arpago getta la spada e tutti i congiurati l’armi)
 ASTIAGE
 Figlio mio, caro figlio,
 sorgi, vieni al mio sen. Così punisci
 generoso i tuoi torti e l'odio mio?
1340Ed io, misero, ed io
 d'un'anima sì grande
 tentai fraudar la terra! Ah vegga il mondo
 il mio rimorso almeno. Eccovi in Ciro,
 Medi, il re vostro; a lui
1345cedo il serto real. Rendigli, o figlio,
 lo splendor ch'io gli tolsi. I miei deliri
 non imitar. Quel che fec'io t'insegni
 quel che far non dovrai. De' numi amici
 al favor corrispondi
1350e il mio rossor nelle tue glorie ascondi.
 CORO
 
    Le tue selve in abbandono
 lascia, o Ciro, e vieni al trono;
 vieni al trono, o nostro amor.
 
    Cambia in soglio il rozzo ovile,
1355in real la verga umile;
 darai legge ad altro gregge,
 anche re sarai pastor.
 
 Fine del dramma