La clemenza di Tito, libretto, Venezia, Bettinelli, 1737

 CAMBISE
 Ecco un nuovo periglio.
 MANDANE
                                             Ecco le nostre
 contentezze impedite.
 ASTIAGE
 Seguite pur, seguite; io non disturbo
1070le gioje altrui; ma che ne venga a parte
 parmi ragion. Via chi di voi mi dice
 dell’istoria felice
 l’ordin qual sia? Chi liberò costui?
 Chi Ciro conservò? Dove s’asconde?
 CIRO
1075(Oimè!)
 ASTIAGE
                   Nessun risponde? Anche la figlia
 m’invidia un tal contento! Olà s’annodi
 ad un tronco Cambise...
 MANDANE
 Ah no.
 ASTIAGE
                Lode agli dei,
 a parlar cominciasti.
 
 SCENA VII
 
 ARPAGO in disparte e detti
 
 ARPAGO
                                        (Ecco il tiranno.
1080Per trarlo al tempio il cerco appunto).
 ASTIAGE
                                                                      Or dimmi (A Mandane)
 qual è Ciro e dov’è? Nulla tacermi
 o sotto agl’occhi tuoi, segno a più strali
 cadrà Cambise.
 ARPAGO
                                (Ei sa che Ciro è in vita
 dunque ma non ch’è Alceo).
 MANDANE
                                                     Barbare stelle!
 CAMBISE
1085Empio destino!
 CIRO
                                (E tacito in disparte
 sto del padre al periglio?)
 ARPAGO
                                                 (Arpago all’arte).
 ASTIAGE
 Né parli ancor? Dunque il tuo sposo estinto
 brami veder? T’appagherò. Custodi...
 MANDANE
 Ferma...
 CIRO
                   Senti...
 MANDANE
                                   Io già parlo.
 CIRO
                                                           Il falso Ciro...
 MANDANE
1090Il mio Ciro smarrito...
 ARPAGO
 Astiage ah sei tradito; ah corri; opprimi
 il tumulto ribelle
 che si destò. La tua presenza è solo
 necessario riparo.
 ASTIAGE
                                    Oimè! Che avvenne?
 ARPAGO
1095Confusamente il so. S’affretta a gara
 verso il tempio ciascun. Colà si dice
 che Ciro sia. Tutti a vederlo, tutti
 vanno a giurargli fede; e il volgo insano
 grida a voce sonora:
1100«Ciro è il re, Ciro viva, Astiage mora».
 ASTIAGE
 Ah traditori ecco il segreto; entrambi
 con questo acciar... (In atto di snudar la spada)
 ARPAGO
                                      Mio re che fai? Se Ciro
 è ver che viva, in tuo poter conserva
 la madre e il genitor; con questi pegni
1105lo faremo tremar.
 ASTIAGE
                                   Sì. custodite (Dopo aver pensato)
 dunque la coppia rea, sol perché sia
 la mia difesa o la vendetta mia.
 
    Perfidi non godete,
 se altrove il passo affretto;
1110a trapassarvi il petto
 perfidi tornerò.
 
    Cadrò, se vuole il fato,
 cadrò trafitto il seno;
 ma invendicato almeno,
1115ma solo non cadrò. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 CIRO, MANDANE, CAMBISE, ARPAGO e guardie
 
 ARPAGO
 Partì; l’empio è nel laccio. Ei corre al tempio
 e là trarlo io volea. Guerrieri, amici
 finger più non bisogna; andiam. Qui resti
 Ciro intanto e Mandane. E tu Cambise
1120sollecito mi siegui. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                      Odi; e in Alceo
 com’esser può che Ciro...
 ARPAGO
                                                Oh dio! Ti basti (Con impazienza)
 saper ch’è il figlio tuo. Tutto il successo
 ti spiegherò; ma non è tempo adesso.
 Resta colla speranza
1125di migliorar tra poco il suo destino;
 il tempo di godere è già vicino.
 
    Il pastor se torna aprile
 non rammenta i giorni algenti,
 dall’ovile all’ombre usate
1130riconduce i bianchi armenti
 e l’avene abbandonate
 fa di nuovo risuonar.
 
    Il nocchier calmato il vento
 più non teme o si scolora
1135ma contento in su la prora
 va cantando in faccia al mar. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 CIRO, MANDANE e CAMBISE
 
 CAMBISE
 Addio. (A Mandane e Ciro)
 CIRO
                 Padre!
 MANDANE
                                Consorte!
 CIRO
                                                    E ci abbandoni
 così con un addio?
 CAMBISE
                                     Nulla vi dico
 perché troppo direi; né questo è il loco;
1140so ben tacer ma non saprei dir poco.
 
    Dammi o sposa un solo amplesso,
 dammi o figlio un bacio solo.
 Ah non più, da voi m’involo;
 ah lasciatemi partir.
 
1145   Sento già che son men forte;
 sento già fra’ dolci affetti
 e di padre e di consorte
 tutta l’alma intenerir. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e CIRO
 
 MANDANE
 Ciro attendimi; io temo
1150qualche nuova sventura. Il mio consorte
 voglio seguir. Te d’Arpago l’avviso
 ritrovi in questo loco.
 CIRO
                                          Or che paventi?
 MANDANE
 Figlio mio nol so dir, tremo per uso
 avvezzata a tremar. Sempre vicino
1155qualche insulto mi par del mio destino.
 
    Benché l’augel s’asconda
 dal serpe insidiator,
 trema fra l’ombre ancor
 del nido amico.
 
1160   Che il mover d’ogni fronda,
 d’ogni aura il susurrar