La clemenza di Tito, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1757

 MANDANE
 Ch’io non m’affligga? E l’uccisor del figlio
480così parla alla madre?
 CIRO
                                           Eh tu non sei...
 Son io... Quello non fu... (Che pena oh dei!)
 MANDANE
 Ministri, al re traete
 quel carnefice reo. Poca vendetta
 è il sangue tuo ma pur lo voglio.
 ARPALICE
                                                            Affrena
485gli sdegni tuoi. Necessitato e senza
 saperlo egli t’offese. Imita, imita
 la clemenza de’ numi.
 MANDANE
                                           I numi sono
 per me tiranni. In cielo
 non v’è pietà, non v’è giustizia...
 ARPALICE
                                                             Ah taci
490il dolor ti seduce. Almen gli dei
 non irritiam.
 MANDANE
                           Ridotta a questo segno
 non temo il loro sdegno,
 non bramo il loro aiuto;
 il mio figlio perdei, tutto ho perduto.
 
495   Che furia, che mostro!
 Che barbaro core!
 Ti sento dal lido
 del torbido Lete,
 mio figlio tradito
500vendetta gridar;
 sì furia crudele
 punirti ti saprò.
 
    Anch’io negli elisi
 discender io voglio;
505ma col giusto orgoglio
 d’averti svenato;
 e tinta del sangue
 d’un core spietato
 al dolce mio figlio
510 più cara sarò. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ARPALICE e CIRO
 
 CIRO
 Arpalice, consola
 quella madre dolente.
 ARPALICE
                                           Ho troppo io stessa
 di conforto bisogno e di consiglio.
 CIRO
 E che mai sì t’affligge?
 ARPALICE
                                            Il tuo periglio.
 CIRO
515Ah bastasse a destarti
 alcun per me tenero affetto al core.
 ARPALICE
 Perché, Alceo, perché mai nascer pastore?
 CIRO
 Ma se pastor non fossi
 nutrir potrei questa speranza audace?
 ARPALICE
520Se non fossi pastor... Lasciami in pace.
 
 CIRO
 
    Sappi che al nascer mio...
 
 ARPALICE
 
 Siegui.
 
 CIRO
 
                 (Giurai tacer).
 
 ARPALICE
 
    Sappi che bramo anch’io...
 
 CIRO
 
 Parla.
 
 ARPALICE
 
              (Crudel dover!)
 
 CIRO
 
525   Perché t’arresti ancora?
 
 ARPALICE
 
 Perché cominci e cessi?
 
 A DUE
 
 Ah se parlar potessi
 quanto direi di più.
 
 CIRO
 
    Finger con chi s’adora,
 
 ARPALICE
 
530Celar quel che si brama
 
 A DUE
 
 È troppo a chi ben ama
 incomoda virtù.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Vasta pianura ingombrata di ruine d’antica città, già per lungo tempo inselvatichita.
 
 MANDANE e MITRIDATE
 
 MANDANE
 Ah Mitridate, ah che mi dici? Alceo
 dunque è il mio Ciro?
 MITRIDATE
                                           Oh dio
535più sommesso favella. (Guardando con timore all’intorno)
 MANDANE
                                            Alcun non ode.
 MITRIDATE
 Potrebbe udir. Sotto un crudele impero
 troppo mai non si tace.
 MANDANE
                                             Ah perché tanto
 celarmi il ver?
 MITRIDATE
                              Così geloso arcano
 mal si fida a’ trasporti
540del materno piacer. Se il tuo dolore
 pietà non mi facea, se del tuo sdegno
 contro Alceo non temevo, ignoto ancora
 ti sarebbe il tuo figlio.
 MANDANE
                                           A parte a parte
 tutto mi spiega.
 MITRIDATE
                                Io veggo
545da lungi il re.
 MANDANE
                            Col fortunato avviso
 corriamo a lui.
 MITRIDATE
                              Ferma. (Nol dissi?) Ah taci,
 se vuoi salvo il tuo Ciro.
 MANDANE
                                              Eterni dei!
 Perché?
 MITRIDATE
                  Parti.
 MANDANE
                               Ma il padre...
 MITRIDATE
 Or di più non cercar.
 MANDANE
                                         Sai che il mio figlio
550prigioniero è per me.
 MITRIDATE
                                          Se parti e taci
 libero tel prometto.
 MANDANE
                                      E per qual via?
 MITRIDATE
  (Che pena!) A me ne lascia
 tutto il pensier; deh vanne.
 MANDANE
                                                    Come vuoi. (Parte)
 
 SCENA II
 
 MITRIDATE e poi ASTIAGE
 
 MITRIDATE
 Oh de’ providi numi
555infinito saper!
 ASTIAGE
 Mitridate.
 MITRIDATE
                      Signor, fosti ubbidito;
 Ciro non vive più.