La clemenza di Tito, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 SCENA XI
 
 VITELLIA e SESTO
 
 SESTO
 Mia vita.
 VITELLIA
                    E ben che rechi? Il Campidoglio
295è acceso? È incenerito?
 Lentulo dove sta? Tito è punito?
 SESTO
 Nulla intrapresi ancor.
 VITELLIA
                                            Nulla! E sì franco
 mi torni innanzi?
 SESTO
                                   E pure è tuo comando
 il sospender il colpo.
 VITELLIA
                                        E non udisti
300i miei novelli oltraggi? Un altro cenno
 aspetti ancor? Ma ch'io ti creda amante
 dimmi come pretendi,
 se così poco i miei pensieri intendi?
 SESTO
 Se una ragion potesse
305almen giustificarmi...
 VITELLIA
                                          Una ragione!
 Mille n'avrai, qualunque sia l'affetto
 da cui prenda il tuo cor regola e moto.
 Ti senti d'un'illustre
 ambizion capace? Eccoti aperta
310una strada all'impero. Può la mia mano
 renderti fortunato? Eccola, corri,
 mi vendica e son tua. Non basta? Ascolta
 e dubita se puoi. Sappi che amai
 Tito finor, che del mio cor l'acquisto
315ei t'impedì, che se rimane in vita
 si può pentir, ch'io ritornar potrei,
 non mi fido di me, forse ad amarlo.
 Or va'; se non ti muove
 desio di gloria, ambizione, amore,
320se tolleri un rivale
 che usurpò, che contrasta,
 che involar ti potrà gli affetti miei,
 degli uomini il più vil dirò che sei.
 SESTO
 Quante vie d'assalirmi!
325Basta, basta, non più; già m'inspirasti
 Vitellia il tuo furore; arder vedrai
 fra poco il Campidoglio e quest'acciaro
 nel sen di Tito... (Ah sommi dei qual gielo
 mi ricerca le vene!)
 VITELLIA
                                       Ed or che pensi?
 SESTO
330Ah Vitellia.
 VITELLIA
                        Il previdi;
 tu pentito già sei.
 SESTO
                                   Non son pentito
 ma...
 VITELLIA
             Non stancarmi più. Conosco, ingrato,
 che amor non hai per me. Folle ch'io fui!
 Già ti credea, già mi piacevi e quasi
335cominciavo ad amarti. Agli occhi miei
 involati per sempre
 e scordati di me.
 SESTO
                                  Fermati, io cedo,
 io già volo a servirti.
 VITELLIA
                                        Eh non ti credo.
 M'ingannerai di nuovo. In mezzo all'opra
340ricorderai...
 SESTO
                         No, mi punisca amore,
 se penso ad ingannarti.
 VITELLIA
 Dunque corri, che fai? Perché non parti?
 SESTO
 
    Parto ma tu ben mio
 meco ritorna in pace;
345sarò qual più ti piace,
 quel che vorrai farò.
 
    Guardami e tutto obblio
 e a vendicarti io volo;
 di quello sguardo solo
350io mi ricorderò. (Parte)