La contadina astuta, libretto, Venezia, 1744

 SESTO
                                  (Morir mi sento,
 non posso più. Parmi tradirlo ancora
 col mio tacer. Si disinganni a pieno).
 
 SCENA X
 
 SESTO, VITELLIA, TITO e SERVILIA
 
 VITELLIA
 (Ah Sesto è qui; non mi scoprisse almeno).
 SESTO
890Sì sì voglio al suo piè... (Vuole andare a Tito)
 VITELLIA
                                             Cesare invitto (S’inoltra e l’interrompe)
 preser gli dei cura di te.
 SESTO
                                              (Mancava
 Vitellia ancor).
 VITELLIA
                              Pensando
 al passato tuo rischio ancor pavento.
 (Per pietà non parlar). (Piano a Sesto)
 SESTO
                                             (Questo è tormento!)
 TITO
895Il perder, principessa,
 e la vita e l’impero
 affliggermi non può. Già miei non sono
 che per usarne a beneficio altrui.
 So che tutto è di tutti, e che né pure
900di nascer meritò chi d’esser nato
 crede solo per sé. Ma quando a Roma
 giovi ch’io versi il sangue
 perché insidiarmi? Ho ricusato mai
 di versarlo per lei? Non sa l’ingrata
905che son romano anch’io, che Tito io sono?
 Perché rapir quel che offerisco in dono?
 SERVILIA
 O vero eroe!
 
 SCENA XI
 
 SESTO, VITELLIA, TITO, SERVILIA ed ANNIO col manto di Sesto
 
 ANNIO
                          (Potessi
 Sesto avvertir; m’intenderà). Signore (A Tito)
 già l’incendio cedé; ma non è vero
910che il caso autor ne sia; v’è chi congiura
 contro la vita tua; prendine cura.
 TITO
 Annio, io so... Ma che miro!
 Servilia, il segno che distingue i rei
 Annio non ha sul manto?
 SERVILIA
                                                Eterni dei!
 TITO
915Non v’è che dubbitar. Forma, colore,
 tutto, tutto è concorde.
 SERVILIA
                                            Ah traditore! (Ad Annio)
 ANNIO
 Io traditor!
 SESTO
                        (Che avvenne!)
 TITO
                                                       E sparger vuoi
 tu ancora il sangue mio?
 Annio, figlio, e perché? Che t’ho fatt’io?
 ANNIO
920Io spargere il tuo sangue? Ah pria m’uccida
 un fulmine del ciel.
 TITO
                                      T’ascondi invano.
 Già quel nastro vermiglio,
 divisa de’ ribelli a me scoperse
 che a parte sei del tradimento orrendo.
 ANNIO
925Questo! Come!
 SESTO
                               (Ah che feci! Or tutto intendo).
 ANNIO
 Nulla, signor, m’è noto
 di tal divisa. In testimonio io chiamo
 tutti i numi celesti.
 TITO
 Da chi dunque l’avesti?
 ANNIO
930L’ebbi... (Se dico il ver l’amico accuso).
 TITO
 E ben?
 ANNIO
                 L’ebbi... Non so...
 TITO
                                                   L’empio è confuso.
 SESTO
 (Oh amicizia!)
 VITELLIA
                              (Oh timor!)
 TITO
                                                      Dove si trova
 principe, o Sesto amato,
 di me più sventurato? Ogn’altro acquista
935amici almen co’ benefici suoi;
 io co’ miei benefici
 altro non fo che procurar nemici.
 ANNIO
 (Come scolparmi?)
 SESTO
                                      (Ah non rimanga oppressa
 l’innocenza per me. Vitellia ormai
940tutto è forza ch’io dica). (Incamminandosi a Tito)
 VITELLIA
                                               (Ah no; che fai?
 Deh pensa al mio periglio). (Piano a Sesto)
 SESTO
 (Che angustia è questa!)
 ANNIO
                                                (Eterni dei consiglio).
 TITO
 Servilia, e un tale amante
 val sì gran prezzo?
 SERVILIA
                                     Io dell’affetto antico
945ho rimorso, ho rossor.
 SESTO
                                           (Povero amico!)
 TITO
 Ma dimmi anima ingrata, il sol pensiero (Ad Annio)
 di tanta infedeltà non è bastato
 a farti inorridir?
 SESTO
                                  (Son io l’ingrato).
 TITO
 Come ti nacque in seno
950furor cotanto ingiusto?
 SESTO
 (Più resister non posso). Eccomi Augusto
 a’ piedi tuoi. (S’inginocchia)
 VITELLIA
                            (Misera me!)
 SESTO
                                                       La colpa
 ond’Annio è reo...
 VITELLIA
                                   Sì la sua colpa è grande;
 ma la bontà di Tito
955sarà maggior. Per lui signor perdono
 Sesto domanda e lo domando anch’io.
 (Morta mi vuoi). (Piano a Sesto)
 SESTO
                                   (Che atroce caso è il mio). (S’alza)
 TITO
 Annio si scusi almeno.
 ANNIO
 Dirò... (Che posso dir?)
 TITO
                                              Sesto, io mi sento
960gelar per lui. La mia presenza istessa
 più confonder lo fa. Custodi a voi
 Annio consegno. Esamini il Senato
 il disegno, l’errore
 di questo... Ancor non voglio
965chiamarti traditor. Rifletti ingrato
 da quel tuo cor perverso
 del tuo principe il cor quanto è diverso.
 
    Tu infedel non hai difese,
 è palese il tradimento;
970io pavento d’oltraggiarti
 nel chiamarti traditor.
 
    Tu crudel tradir mi vuoi
 d’amistà col finto velo;
 io mi celo agli occhi tuoi
975per pietà del tuo rossor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 SESTO, VITELLIA, SERVILIA ed ANNIO
 
 ANNIO
 E pur dolce mia sposa... (A Servilia)
 SERVILIA
                                               A me t’invola;
 tua sposa io più non son. (Partendo)
 ANNIO
                                                 Fermati e senti.
 SERVILIA
 
    Non odo gli accenti
 d’un labbro spergiuro;
980gli affetti non curo
 d’un perfido cor.
 
    Ricuso, detesto
 il nodo funesto,
 le nozze, lo sposo,
985l’amante e l’amor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 SESTO, VITELLIA ed ANNIO
 
 ANNIO
 (E Sesto non favella!)
 SESTO
                                          (Io moro).
 VITELLIA
                                                                (Io tremo).
 ANNIO
 Ma Sesto al punto estremo
 ridotto io sono; e non ascolto ancora
 chi s’impieghi per me. Tu non ignori
990quel che mi dice ognun, quel ch’io non dico.
 Questo è troppo soffrir. Pensaci amico.
 
    Ch’io parto reo lo vedi;
 ch’io son fedel lo sai;
 di te non mi scordai,
995non ti scordar di me.
 
    Soffro le mie catene;
 ma questa macchia in fronte,
 ma l’odio del mio bene
 soffribile non è. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 SESTO e VITELLIA
 
 SESTO
1000Posso alfine, o crudele...
 VITELLIA
 Oh dio, l’ore in querele
 non perdiamo così. Fuggi e conserva
 la tua vita e la mia.
 SESTO
                                      Ch’io fugga e lasci
 un amico innocente...
 VITELLIA
                                          Io dell’amico
1005la cura prenderò.
 SESTO
                                  No, finch’io vegga
 Annio in periglio...
 VITELLIA
                                     A tutti i numi il giuro,
 io lo difenderò.
 SESTO
                               Ma che ti giova
 la fuga mia?
 VITELLIA
                          Con la tua fuga è salva
 la tua vita, il mio onor. Tu sei perduto,
1010se alcun ti scuopre; e se scoperto sei
 pubblico è il mio segreto.
 SESTO
                                                 In questo seno
 sepolto resterà. Nessuno il seppe;
 tacendolo morrò.
 VITELLIA
                                  Mi fiderei,
 se minor tenerezza
1015per Tito in te vedessi. Il suo rigore
 non temo già, la sua clemenza io temo.
 Questa ti vincerebbe. Ah per que’ primi
 momenti in cui ti piacqui, ah per le care,
 dolci speranze tue, fuggi, assicura
1020il mio timido cor. Tanto facesti;
 l’opra compisci. Il più gran dono è questo
 che far mi puoi. Tu non mi rendi meno
 che la pace e l’onor. Sesto, che dici?
 Risolvi.
 SESTO
                 Oh dio!
 VITELLIA
                                  Sì, già ti leggo in volto
1025la pietà ch’hai di me; conosco i moti
 del tenero tuo cor. Di’, m’ingannai?
 Sperai troppo da te? Ma parla o Sesto.
 SESTO
 Partirò, fuggirò. (Che incanto è questo!)
 VITELLIA
 Respiro.
 SESTO
                   Almen talvolta
1030quando lungi sarò...