Demetrio, libretto, Madrid, Mojados, 1751

 ch’io non ti senta in sen
 sempre tremar così
 povero core.
 
390   Stelle che crudeltà!
 Un sol piacer non v’è
 che quando mio si fa
 non sia dolore.   (Parte)
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Portici.
 
 SESTO solo, col distintivo de’ congiurati sul manto
 
 SESTO
 Oh dei, che smania è questa!
395Che tumulto ho nel cor! Palpito, agghiaccio,
 m’incammino, m’arresto, ogn’aura, ogn’ombra
 mi fa tremare. Io non credea che fosse
 sì difficile impresa esser malvagio.
 Ma compirla convien; già per mio cenno
400Lentulo corre al Campidoglio; io deggio
 Tito assalir. Nel precipizio orrendo
 è scorso il piè. Necessità divenne
 ormai la mia ruina. Almen si vada
 con valore a perir. Valore? E come
405può averne un traditor? Sesto infelice
 tu traditor! Che orribil nome! E pure
 t’affretti a meritarlo. E chi tradisci?