Demetrio, libretto, Madrid, Mojados, 1751

 Sesto, partir conviene. È già raccolto
 per udirti il Senato; e non poss’io
 differir di condurti.
 SESTO
                                       Ingrata, addio.
 
    Se mai senti spirarti sul volto
740lieve fiato che lento s’aggiri,
 di’: «Son questi gli estremi sospiri
 del mio fido che more per me».
 
    Al mio spirto dal seno disciolto
 la memoria di tanti martiri
745sarà dolce con questa mercé. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 VITELLIA sola
 
 VITELLIA
 Misera che farò? Quell’infelice,
 oh dio, more per me. Tito fra poco
 saprà il mio fallo e lo sapran con lui
 tutti per mio rossor. Non ho coraggio
750né a parlar, né a tacere
 né a fuggir, né a restar; non spero aiuto,
 non ritrovo consiglio. Altro non veggo
 che imminenti ruine. Altro non sento
 che moti di rimorso e di spavento.
 
755   Tremo fra’ dubbi miei;
 pavento i rai del giorno;
 l’aure che ascolto intorno
 mi fanno palpitar.
 
    Nascondermi vorrei;
760vorrei scoprir l’errore;
 né di celarmi ho core
 né core ho di parlar. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera chiusa con porte, sedia e tavolino con sopra da scrivere.
 
 TITO e PUBLIO
 
 PUBLIO
 Già de’ pubblici giuochi
 signor l’ora trascorre. Il dì solenne
765sai che non soffre il trascurargli.
 TITO
                                                             Andremo
 Publio fra poco. Io non avrei riposo
 se di Sesto il destino
 pria non sapessi. Ancora del Senato
 non torna alcun! Che mai sarà! Va’, chiedi
770che si fa, che s’attende? Io tutto voglio
 saper pria di partir.
 PUBLIO
                                       Vado. Ma temo
 di non tornar nunzio felice.
 TITO
                                                    E puoi
 creder Sesto infedele! Io dal mio core
 il suo misuro; e un impossibil parmi
775ch’egli m’abbia tradito.
 PUBLIO
 Ma signor non han tutti il cor di Tito.
 
    Tardi s’avvede
 d’un tradimento
 chi mai di fede
780mancar non sa.
 
    Un cor verace,
 pieno d’onore
 non è portento
 se ogn’altro core
785crede incapace
 d’infedeltà. (Parte)
 
 SCENA II
 
 TITO e poi ANNIO
 
 TITO
 No; così scelerato
 il mio Sesto non credo. Annio che rechi?
 L’innocenza di Sesto
790come la tua, di’, si svelò? Che dice?
 Consolami.
 ANNIO
                        Ah signor, pietà per lui
 io vengo ad implorar.
 TITO
                                          Pietà! Ma dunque
 sicuramente è reo?
 ANNIO
                                      Quel manto ond’io
 parvi infedele egli mi diè; da lui
795sai che seppesi il cambio. A Sesto in faccia
 esser da lui sedotto
 Lentulo afferma e l’accusato tace;
 che sperar si può mai?
 TITO
                                            Speriamo, amico,