Demetrio, libretto, Madrid, Mojados, 1751

 PUBLIO con foglio e detti
 
 PUBLIO
 Cesare nol diss’io? Sesto è l’autore
 della trama crudel.
 TITO
                                     Publio, ed è vero?
 PUBLIO
810Purtroppo; ei di sua bocca
 tutto affermò. Co’ complici il Senato
 alle fiere il condanna. Ecco il decreto
 terribile ma giusto;   (Dà il foglio a Tito)
 né vi manca, o signor, che ’l nome augusto.
 TITO
815Onnipotenti dei! (Si getta a sedere)
 ANNIO
 Ah pietoso monarca... (Inginocchiandosi)
 TITO
                                           Annio per ora
 lasciami in pace. (Annio si leva)
 PUBLIO
                                   Alla gran pompa unite
 sai che le genti ormai...
 TITO
                                             Lo so. Partite. (Publio si ritira)
 ANNIO
 
    Pietà signor di lui.
820So che il rigore è giusto;
 ma norma i falli altrui
 non son del tuo rigor.
 
    Se a’ prieghi miei non vuoi,
 se all’error suo non puoi,
825donalo al cor d’Augusto,
 donalo a te signor. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 TITO solo a sedere
 
 TITO
 Che orror! Che tradimento!
 Che nera infedeltà! Fingersi amico,
 essermi sempre al fianco, ogni momento
830esiger dal mio core
 qualche pruova d’amore e starmi intanto
 preparando la morte! Ed io sospendo
 ancor la pena? E la sentenza ancora
 non segno... Ah sì, lo scellerato mora. (Prende la penna per sottoscrivere e poi s’arresta)