Demetrio, libretto, Mannheim, Pierron, 1753

 SCENA VI
 
 FENICIO e dette
 
 FENICIO
                                             Pietà regina.
 CLEONICE
 Ma per chi?
 FENICIO
                         Per Alceste. Io l'incontrai
 pallido, semivivo e per l'affanno
 quasi fuori di sé. La dura legge
765di più non rivederti
 è un colpo tal che gli trafigge il core,
 che la ragion gli toglie,
 che lo porta a morir. Freme, sospira,
 prega, minaccia e fra le smanie e il pianto
770sol di te si ricorda,
 il tuo nome ripete ad ogni passo.
 Farebbe il suo dolor pietade a un sasso.
 CLEONICE
 Ah Fenicio crudel. Da te sperava
 la vacillante mia
775mal sicura virtù qualche sostegno,
 non impulsi a cader. Perché ritorni
 barbaramente a ritentar la viva
 ferita del mio cor?
 FENICIO
                                     Perdona al zelo
 del mio paterno amor questo trasporto.
780Alceste è figlio mio.
 Figlio della mia scelta,
 figlio del mio sudor. Pianta felice
 custodita finora
 dalle mie cure e dai consigli miei.
785Cresciuta al fausto raggio
 del tuo regio favor. Speme del regno.
 Di mia cadente età speme e sostegno.
 BARSENE
 (Zelo importuno!)
 FENICIO
                                    E inaridir vedrassi
 così bella speranza in un momento?
790Regina in me non sento
 sì robusta vecchiezza e sì vivace
 che possa a questo colpo
 sopravivere un dì.
 CLEONICE
                                    Che far poss'io?
 Che vuole Alceste? E qual da me richiede
795conforto al suo martire?
 FENICIO
 Rivederti una volta e poi morire.
 CLEONICE
 Oh dio.
 FENICIO
                 Bella regina
 ti veggo intenerir. Pietà di lui,
 pietà di me. Questo canuto crine,
800la lunga servitù, l'intatta fede
 merita pur ch'io qualche premio ottenga.
 CLEONICE
 Eh resista chi può. Digli che venga. (Lacera il foglio e si alza da sedere)
 BARSENE
 (Ecco di nuovo il mio sperare estinto).
 FENICIO
 (Basta che venga Alceste e Alceste ha vinto). (In atto di partire s’incontra in Olinto)