Demetrio, libretto, Mannheim, Pierron, 1753

 Io che spesi per lei
 tutti i miei dì, che per la sua grandezza
 sudor, sangue versai,
860e or sul Nilo, or su l’Istro arsi e gelai!
 Io ch’ad altro, se veglio,
 fuorch’alla gloria sua pensar non oso,
 che in mezzo al mio riposo
 non sogno che il suo ben, che a me crudele,
865per compiacere a lei,
 sveno gli affetti miei, m’opprimo in seno
 l’unica del mio cor fiamma adorata!
 Oh patria! Oh sconoscenza! Oh Roma ingrata!
 
 SCENA IX
 
 SESTO, TITO e SERVILIA
 
 SESTO
 (Ecco il mio prence. Oh come
870mi palpita al mirarlo il cor smarrito!)
 TITO
 Sesto, mio caro Sesto, io son tradito.
 SESTO
 (Oh rimembranza!)
 TITO
                                        Il crederesti, amico?
 Tito è l’odio di Roma. Ah tu che sai
 tutti i pensieri miei, che senza velo
875hai veduto il mio cor, che fosti sempre
 l’oggetto del mio amor, dimmi se questa
 aspettarmi io dovea crudel mercede!
 SESTO
 (L’anima mi trafigge e non sel crede).
 TITO
 Dimmi, con qual mio fallo
880tant’odio ho mai contro di me commosso?
 SESTO
 Signor...
 TITO
                   Parla.
 SESTO
                                Ah signor! Parlar non posso.
 TITO
 Tu piangi, amico Sesto; il mio destino
 ti fa pietà. Vieni al mio seno. Oh quanto
 mi piace, mi consola
885questo tenero segno
 della tua fedeltà!
 SESTO
                                  (Morir mi sento;
 non posso più. Parmi tradirlo ancora
 col mio tacer. Si disinganni a pieno).
 
 SCENA X
 
 SESTO, VITELLIA, TITO e SERVILIA
 
 VITELLIA
 (Ah! Sesto è qui; non mi scoprisse almeno).
 SESTO
890Sì sì voglio al suo piè... (Vuole andare a Tito)
 VITELLIA
                                             Cesare invitto, (S’inoltra e l’interrompe)
 preser gli dei cura di te.
 SESTO
                                              (Mancava
 Vitellia ancor).
 VITELLIA
                              Pensando
 al passato tuo rischio ancor pavento.
 (Per pietà non parlar). (Piano a Sesto)
 SESTO
                                             (Questo è tormento!)
 TITO
895Il perder, principessa,
 e la vita e l’impero
 affliggermi non può. Già miei non sono
 che per usarne a benefizio altrui.
 So che tutto è di tutti e che né pure
900di nascer meritò chi d’esser nato
 crede solo per sé. Ma quando a Roma
 giovi ch’io versi il sangue,
 perché insidiarmi? Ho ricusato mai
 di versarlo per lei? Non sa l’ingrata
905che son romano anch’io, che Tito io sono?
 Perché rapir quel che offerisco in dono?
 SERVILIA
 Oh vero eroe!
 
 SCENA XI
 
 SESTO, VITELLIA, TITO, SERVILIA ed ANNIO col manto di Sesto
 
 ANNIO
                            (Potessi
 Sesto avvertir. M’intenderà). Signore, (A Tito)
 già l’incendio cedé. Ma non è vero
910che il caso autor ne sia; v’è chi congiura
 contro la vita tua; prendine cura.
 TITO
 Annio, il so... Ma che miro!
 Servilia, il segno, che distingue i rei,
 Annio non ha sul manto?
 SERVILIA
                                                Eterni dei!
 TITO
915Non v’è che dubitar. Forma, colore,
 tutto, tutto è concorde.
 SERVILIA
                                            Ah traditore! (Ad Annio)
 ANNIO
 Io traditor!
 SESTO
                        (Che avvenne!)
 TITO
                                                       E sparger vuoi
 tu ancora il sangue mio?
 Annio, figlio, e perché? Che t’ho fatt’io?
 ANNIO
920Io spargere il tuo sangue? Ah! Pria m’uccida
 un fulmine del ciel.
 TITO
                                      T’ascondi invano.
 Già quel nastro vermiglio,
 divisa de’ ribelli, a me scoperse
 ch’a parte sei del tradimento orrendo.
 ANNIO
925Questo! Come!
 SESTO
                               (Ah che feci! Or tutto intendo).
 ANNIO
 Nulla, signor, m’è noto
 di tal divisa. In testimonio io chiamo
 tutti i numi celesti.
 TITO
 Da chi dunque l’avesti?
 ANNIO
930L’ebbi... (Se dico il ver, l’amico accuso).
 TITO
 E ben?
 ANNIO
                 L’ebbi. Non so...
 TITO
                                                 L’empio è confuso!
 SESTO
 (Oh amicizia!)
 VITELLIA
                              (Oh timor!)
 TITO
                                                      Dove si trova
 principe, o Sesto amato,
 di me più sventurato? Ogn’altro acquista
935amici almen co’ benefici suoi;
 io co’ miei benefici
 altro non fo che proccurar nemici.
 ANNIO
 (Come scolparmi?)
 SESTO
                                      (Ah non rimanga oppressa
 l’innocenza per me. Vitellia, ormai
940tutto è forza ch’io dica). (Incamminandosi a Tito)
 VITELLIA
                                               (Ah no! Che fai?
 Deh pensa al mio periglio). (Piano a Sesto)
 SESTO
 (Che angustia è questa!)
 ANNIO
                                                (Eterni dei, consiglio!)
 TITO
 Servilia, e un tale amante
 val sì gran prezzo?
 SERVILIA
                                     Io dell’affetto antico
945ho rimorso, ho rossor.
 SESTO
                                           (Povero amico!)
 TITO
 Ma dimmi, anima ingrata, il sol pensiero (Ad Annio)
 di tanta infedeltà non è bastato
 a farti inorridir?
 SESTO
                                  (Son io l’ingrato).
 TITO
 Come ti nacque in seno
950furor cotanto ingiusto?
 SESTO
 (Più resister non posso). Eccomi, Augusto,
 a’ piedi tuoi. (S’inginocchia)
 VITELLIA
                            (Misera me!)
 SESTO
                                                       La colpa
 ond’Annio è reo...
 VITELLIA
                                   Sì, la sua colpa è grande;
 ma la bontà di Tito
955sarà maggior. Per lui, signor, perdono
 Sesto domanda e lo domando anch’io.
 (Morta mi vuoi?) (Piano a Sesto)
 SESTO
                                    (Che atroce caso è il mio!) (S’alza)
 TITO
 Annio si scusi almeno.
 ANNIO
 Dirò... (Che posso dir?)
 TITO
                                              Sesto, io mi sento
960gelar per lui. La mia presenza istessa
 più confonder lo fa. Custodi, a voi
 Annio consegno. Esamini il Senato
 il disegno, l’errore
 di questo... Ancor non voglio
965chiamarti traditor. Rifletti, ingrato,
 da quel tuo cor perverso
 del tuo principe il cor quanto è diverso.
 
    Tu infedel non hai difese,
 è palese il tradimento;
970io pavento d’oltraggiarti
 nel chiamarti traditor.
 
    Tu crudel tradir mi vuoi
 d’amistà col finto velo;
 io mi celo agli occhi tuoi
975per pietà del tuo rossor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 SESTO, VITELLIA, SERVILIA ed ANNIO
 
 ANNIO
 E pur, dolce mia sposa... (A Servilia)