Demetrio, libretto, Mannheim, Pierron, 1753

 SCENA XIII
 
 ALCESTE che viene incontrato da CLEONICE e da FENICIO, MITRANE e guardie
 
 ALCESTE
 La prima volta è questa
 che mi presento a te senza il timore
 di vederti arrossir del nostro amore.
1410Fra tanti beni e tanti
 che al destino real congiunti sono
 questo è il maggior ch'io troverò sul trono.
 CLEONICE
 Signor cangiammo sorte. Il re tu sei,
 la suddita son io
1415e il timor dal tuo sen passò nel mio.
 Va', Demetrio. Ecco il soglio
 degli avi tuoi. Con quel piacer lo rendo
 che donato l'avrei. Godilo almeno
 più felice di me. Finché mi accolse
1420così mi fu d'ogni contento avaro
 che sol quando lo perdo egli mi è caro.
 MITRANE
 Anime generose.
 ALCESTE
                                  Andrò sul trono
 ma la tua man mi guidi. E quella mano
 sia premio alla mia fé.
 CLEONICE
                                            Sì grato cenno
1425il merto d'ubbidir tutto mi toglie. (Vanno vicino all’ara e si porgono la mano)
 FENICIO
 O qual piacer nell'alma mia si accoglie.
 ALCESTE, CLEONICE A DUE
 
    Deh risplendi o chiaro nume
 fausto sempre al nostro amor.
 
 ALCESTE
 
    Qual son io tu fosti amante
1430di Tessaglia in riva al fiume
 e in sembiante di pastor.
 
 CLEONICE
 
    Qual son io tu sei costante.
 E conservi il bel costume
 d'esser fido ai lauri ancor.
 
 A DUE
 
1435   Deh risplendi o chiaro nume
 fausto sempre al nostro amor.
 
 FENICIO
 Tuoni a sinistra il ciel.