Demofoonte, libretto, Parigi, Quillau, 1755

 la tua prodiga man. Sempre sdegnati
565sian per me quei begli occhi
 arbitri del mio cor, del viver mio.
 Guardami, parla.
 CLEONICE
                                   (Ah non resisto). Addio. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ALCESTE e BARSENE
 
 ALCESTE
 Numi, che avvenne mai! Quei dubbi accenti,
 quel pallor, quei sospiri
570mi fanno palpitar. Qual è Barsene
 la cagion di sì strano
 cangiamento improviso? È invidia altrui?
 È incostanza di lei?
 È ingiustizia degli astri? È colpa mia?
 BARSENE
575Le smanie del tuo core
 mi fan pietà. Forse d’un’altra amante
 più felice saresti.
 ALCESTE
                                  Ah giunga prima
 l’ultimo de’ miei giorni. Io voglio amarla
 a prezzo ancor di non trovar mai pace.
580Che più soffrir mi piace
 per la mia Cleonice ogni tormento
 che per mille bellezze esser contento.
 
    Dal suo gentil sembiante