Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 coll’aura che si desta;
 ma poi divien tempesta
 che impallidir lo fa.
 
    Non cura il pellegrino
515picciola nuvoletta;
 ma quando men l’aspetta
 quella tonando va. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 OLINTO
 
 OLINTO
 Chi di costui l’oscura
 origine ignorasse ai detti alteri
520di Pelope o d’Alcide
 progenie il crederebbe. E pure ad onta
 del rustico natale
 Alceste per Olinto è un gran rivale.
 
    Che mi giova l’onor della cuna,
525se nel giro di tante vicende
 mi contende l’acquisto del trono
 la fortuna d’un rozzo pastor?
 
    Cieca diva, non curo il tuo dono,
 quando è prezzo d’ingiusto favor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Giardino interno nel palazzo reale.
 
 CLEONICE, BARSENE, poi FENICIO
 
 CLEONICE
530Dunque, perch’io l’adoro,
 tutto il mondo ad Alceste oggi è nemico?
 Questo contrasto appunto
 più impegna l’amor mio.
 BARSENE
                                                Ma in questo istante
 forse il consiglio a tuo favor decise.
535Che giova innanzi tempo...
 CLEONICE
                                                   Eh ch’io conosco
 dell’invidia il poter. Forse a quest’ora
 terminai di regnar. Ma non per questo
 misera mi farà l’altrui livore.
 È un gran regno per me d’Alceste il core.
 BARSENE
540(Oh gelosia!)
 CLEONICE
                           Decise
 il consiglio, o Fenicio? (A Fenicio che sopraggiunge)
 FENICIO
                                            Appunto.
 CLEONICE
                                                                Il resto,
 senza che parli, intendo.
 Il mio regno finì.
 FENICIO
                                  Meglio, o regina,
 giudica della Siria. I tuoi vassalli
545per te, più che non credi,
 han rispetto ed amore. Arbitra sei
 di sollevar qual più ti piace al trono.
 Il tuo voler sovrano,
 in qualunque si scelga
550di chiara stirpe o di progenie oscura,
 ciascun adorerà, ciascuno il giura.
 CLEONICE
 Come! In sì brevi istanti
 sì da prima diversi?
 FENICIO
                                        Ah! Tu non sai
 quanta fede è ne’ tuoi; nel gran consesso
555tutta si palesò. Chi del tuo volto,
 chi del tuo cor, chi della mente i pregi
 a gara rammentò. Chi tutto il sangue
 offerse in tua difesa; e in mezzo a questo
 impeto di piacer, regina, oh come
560s’udia sonar di Cleonice il nome!
 BARSENE
 (Infelice amor mio!)
 CLEONICE
                                         Vanne; al consiglio
 riporta i sensi miei. Di’ che ’l mio core
 a tai prove d’amore
 insensibil non è, che fia mia cura
565che non si penta il regno
 di sua fiducia in me, che grata io sono.
 FENICIO
 (Ecco in Alceste il vero erede al trono). (Parte)
 BARSENE
 Vedi come la sorte
 i tuoi voti seconda. Ecco appagato
570appieno il tuo desio,
 ecco finito ogni tormento.
 CLEONICE
                                                 Oh dio!
 BARSENE
 Tu sospiri? Io non vedo
 ragion di sospirar. L’amato bene
 in questo punto acquisti e ancor non sai
575le luci serenar torbide e meste?
 CLEONICE
 Cara Barsene, ora ho perduto Alceste.
 BARSENE
 Come perduto!
 CLEONICE
                               E vuoi
 che siano i miei vassalli
 di me più generosi? Il genio mio
580sarà dunque misura
 de’ merti altrui? Senza curar di tanti
 il sangue illustre, io porterò sul trono
 un pastorello a regolar l’impero?
 Con qual cor, con qual fronte? Ah! Non fia vero.
585La gloria mia mi consigliò sinora
 l’invidia a superar; ma quella oppressa,
 or mi consiglia a superar me stessa.
 BARSENE
 Alceste che dirà?
 CLEONICE
                                  Se m’ama Alceste,
 amerà la mia gloria. Andrà superbo
590che la sua Cleonice
 si distingua così co’ propri vanti
 dalla schiera volgar degli altri amanti.
 BARSENE
 Non so se in faccia a lui
 ragionerai così.
 CLEONICE
                               Questo cimento,
595amica, io fuggirò. Non so se avrei
 virtù di superarmi. È troppo avvezzo
 ad amarlo il mio cor. Se vincer voglio,
 non veder più quel volto a me conviene.
 
 SCENA XIII
 
 MITRANE e detti, poi ALCESTE
 
 MITRANE
 Chiede Alceste l’ingresso.
 CLEONICE
                                                 Oh dio, Barsene!
 BARSENE
600Or tempo è di costanza.
 CLEONICE
 Va’, non deggio per ora... (A Mitrane)
 MITRANE
                                                 Egli s’avanza. (Parte)
 CLEONICE
 (Resisti anima mia).
 ALCESTE
                                         Senza riguardi
 la mia bella regina
 dappresso vagheggiar posso una volta.
605Posso dirti che mai
 pace non ritrovai da te lontano;
 posso dirti che sei
 sola de’ pensier miei cura gradita,
 il mio ben, la mia gloria e la mia vita.
 CLEONICE
610Deh non parlar così.
 ALCESTE
                                        Come! Uno sfogo
 dell’amor mio verace,
 che ti piacque altre volte, oggi ti spiace?
 In questa guisa, oh dio!
 l’istessa Cleonice in te ritrovo?
615Son io quello che tanto
 atteso giunge e sospirato e pianto?
 CLEONICE
 (Che pena!)
 ALCESTE
                          Intendo, intendo;
 bastò la lontananza