Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 di poche lune a ricoprir di gelo
620di due lustri l’amor.
 CLEONICE
                                       Volesse il cielo.
 ALCESTE
 Volesse il ciel? Qual colpa,
 qual demerito è in me? S’io mai t’offesi,
 mi ritolga il destin quanto mi diede
 la tua prodiga man, sempre sdegnati
625sian per me que’ begli occhi
 arbitri del mio cor, del viver mio.
 Guardami, parla.
 CLEONICE
                                   (Ah non resisto!) Addio. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 ALCESTE e BARSENE
 
 ALCESTE
 Numi, che avvenne mai! Quei dubbi accenti,
 quel pallor, quei sospiri
630mi fanno palpitar. Qual è, Barsene,
 la cagion di sì strano
 cangiamento improvviso? È invidia altrui?
 È incostanza di lei?
 È ingiustizia degli astri? È colpa mia?
 BARSENE