Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 cede ai colpi frequenti
 d’assidua scure. E se m’inganno? Oh dio!
660Temo che l’idol mio
 nel conservarsi al primo amor costante
 sia più fermo de’ sassi e delle piante.
 
    Vorrei dai lacci sciogliere
 quest’alma prigioniera.
665Tu non mi fai risolvere,
 speranza lusinghiera;
 fosti la prima a nascere,
 sei l’ultima a morir.
 
    No, dell’altrui tormento
670no che non sei ristoro;
 ma servi d’alimento
 al credulo desir.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria.
 
 ALCESTE ed OLINTO
 
 ALCESTE
 E tu per qual ragione
 mi contendi l’ingresso? Al regio piede
675necessario è ch’io vada. (In atto d’innoltrarsi)
 OLINTO
                                              Andar non lice;
 la regina lo vieta, Olinto il dice.
 ALCESTE
 Attenderò fintanto
 che fia permesso il presentarmi a lei.
 OLINTO
 Son pure i detti miei
680chiari abbastanza. A Cleonice innanzi
 più non dei comparir. Ti vieta il passo
 alla real dimora
 né mai più vuol mirarti. Intendi ancora?
 ALCESTE
 Più mirarmi non vuole? Oh dei! Mi sento
685stringere il cor.
 OLINTO
                               Questo comando, Alceste,
 t’agghiaccia, io me n’avvedo.
 ALCESTE
 No, perdonami, Olinto, io non ti credo.