Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 SCENA VI
 
 DIRCEA, poi CREUSA
 
 DIRCEA
 Fermati. Ah non m'ascolta. Eterni dei
 custoditelo voi. S'ei pur si perde,
 chi avrà cura del figlio? Ah principessa,
 ah Creusa, pietà! Non puoi negarla;
705la chiede al tuo bel cuore
 nell'ultime miserie una che muore.
 CREUSA
 Chi sei? Che brami?
 DIRCEA
                                         Il caso mio già noto
 purtroppo ti sarà. Dircea son io;
 vado a morir; non ho delitto. Imploro
710pietà ma non per me. Salva, proteggi
 il povero Timante. Egli si perde
 per desio di salvarmi. In te ritrovi,
 se i prieghi di chi muor vani non sono,
 disperato assistenza e reo perdono.
 CREUSA
715E tu a morir vicina
 come puoi pensar tanto al suo riposo?
 DIRCEA
 Oh dio! Più non cercar. Sarà tuo sposo.
 
    Se tutti i mali miei
 io ti potessi dir,
720divider ti farei
 per tenerezza il cor.
 
    In questo amaro passo
 sì giusto è il mio martir
 che se tu fossi un sasso
725ne piangeresti ancor. (Parte)