Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 SCENA IX
 
 DEMOFOONTE con spada alla mano. Guardie per tutte le parti
 
 DEMOFOONTE
                                                            Indegno,
765non fuggirmi. T'arresta.
 TIMANTE
                                              Ah padre, ah dove
 vieni ancor tu?
 DEMOFOONTE
                               Perfido figlio!
 TIMANTE
                                                           Alcuno (Vede crescer il numero delle guardie e si pone innanzi alla sposa)
 non s'appressi a Dircea.
 DIRCEA
                                              Principe, ah cedi.
 Pensa a te.
 DEMOFOONTE
                       No. Custodi,
 non si stringa il ribelle. Al suo furore
770si lasci il fren. Vediamo
 fin dove giungerà. Via su compisci
 l'opera illustre. In questo petto immergi
 quel ferro, o traditor. Tremar non debbe
 nel trafiggere un padre
775chi fin dentro a' lor tempi insulta i numi.
 TIMANTE
 Oh dio!
 DEMOFOONTE
                  Che ti trattien? Forse il vedermi
 la destra armata? Ecco l'acciaro a terra.
 Brami di più? Senza difesa io t'offro
 il tuo maggior nemico.
 TIMANTE
                                            Ah basta, ah padre
780taci, non più. Con quei crudeli accenti
 l'anima mi trafiggi. Il figlio reo,
 il colpevole acciaro (S’inginocchia)
 ecco al tuo piè. Quest'infelice vita
 riprenditi, se vuoi; ma non parlarmi
785mai più così. So ch'io trascorsi; e sento
 che ardir non ho per domandar mercede.
 Ma un tal castigo ogni delitto eccede.
 DIRCEA
 (In che stato è per me!)
 DEMOFOONTE
                                              (S'io non avessi
 della perfidia sua prove sì grandi,
790mi sedurrebbe. Eh non s'ascolti). A' lacci
 quella destra ribelle
 porgi, o fellon.
 TIMANTE
                             Custodi, (S’alza e va a farsi incatenare egli stesso)
 dove son le catene?
 Ecco la man. Non la ricusa il figlio
795del giusto padre al venerato impero.
 DIRCEA
 (Purtroppo il mio timor predisse il vero).
 DEMOFOONTE
 All'oltraggiato nume
 la vittima si renda. E me presente
 si sveni, o sacerdoti.
 TIMANTE
                                        Ah ch'io non posso (A Dircea)
800difenderti, ben mio.
 DIRCEA
 Quante volte in un dì morir degg'io?
 TIMANTE
 Mio re, mio genitor!
 DEMOFOONTE
                                        Lasciami in pace.
 TIMANTE
 Pietà.
 DEMOFOONTE
              La chiedi invan.
 TIMANTE
                                              Ma ch'io mi vegga
 svenar Dircea sugli occhi
805non sarà ver. Si differisca almeno
 il suo morir. Sacri ministri, udite,
 sentimi o padre; esser non può Dircea
 la vittima richiesta. Il sacrificio
 sacrilego saria.
 DEMOFOONTE
                              Per qual ragione?
 TIMANTE
810Di'; che domanda il nume?
 DEMOFOONTE
 D'una vergine il sangue.
 TIMANTE
                                               E ben Dircea
 non può condursi a morte.
 Ella è moglie, ella è madre, è mia consorte.
 DEMOFOONTE
 Come!
 DIRCEA
                (Io tremo per lui).
 DEMOFOONTE
                                                    Numi possenti,
815che ascolto mai! L'incominciato rito
 sospendete, o ministri. Ostia novella
 sceglier convien. Perfido figlio! E queste
 son le belle speranze
 ch'io nutrivo di te? Così rispetti
820le umane leggi e le divine? In questa
 guisa tu sei della vecchiezza mia
 il felice sostegno? Ah...
 DIRCEA
                                            Non sdegnarti,
 signor, con lui. Son io la rea: son queste
 infelici sembianze. Io lo sedussi
825con lusinghe ad amarmi.
 TIMANTE
                                                Ah non è vero;
 non crederla, signor. Diversa affatto
 è l'istoria dolente. È colpa mia
 la sua condescendenza.
 DIRCEA
 E pur...
 DEMOFOONTE
                 Tacete. (Un non so che mi serpe
830di tenero nel cor che in mezzo all'ira
 vorrebbe indebolirmi. Ah troppo grandi
 sono i lor falli; e debitor son io
 d'un grand'esempio al mondo
 di virtù, di giustizia). Olà. Costoro
835in carcere distinto
 si serbino al castigo.
 TIMANTE
                                        Almen congiunti...
 DIRCEA
 Congiunti almen nelle sventure estreme...
 DEMOFOONTE
 Sarete, anime ree, sarete insieme.
 
    Perfidi, già che in vita
840v'accompagnò la sorte,
 perfidi, no, la morte
 non vi scompagnerà.
 
    Unito fu l'errore,
 sarà la pena unita;
845il giusto mio rigore
 non vi distinguerà. (Parte)