Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 di qual peso è il diadema e quanto studio
 costi l’arte del regno.
 OLINTO
                                         Il regno istesso
 a regnare ammaestra.
 MITRANE
                                           È ver. Ma sempre
 s’impara errando. Ed ogni lieve errore
760si fa grande in un re.
 OLINTO
                                         Tanta dottrina
 non intendo, Mitrane. Il brando e l’asta
 solo appresi a trattar. Gli affetti umani
 investigar non è per me. Bisogna
 per massime sì grandi
765età più ferma e frequentar conviene
 d’Egitto i tempi o i portici d’Atene.
 MITRANE
 Ma d’Atene e d’Egitto
 il saper non bisogna
 per serbarsi fedel. Tu fino ad ora
770non amasti Barsene?
 OLINTO
                                         E l’amo ancora.
 MITRANE
 E puoi, Barsene amando,
 compiacerti d’un trono
 per cui la perdi?
 OLINTO
                                 E comparar tu puoi
 la perdita d’un core
775coll’acquisto d’un regno?
 MITRANE
                                                A queste prove
 chi è fedel si distingue.
 OLINTO
                                             Eh che in amore
 fedeltà non si trova. In ogni loco
 si vanta assai ma si conserva poco.
 
    È la fede degli amanti
780come l’araba fenice;
 che vi sia ciascun lo dice;
 dove sia nessun lo sa.
 
    Se tu sai dov’ha ricetto,
 dove muore e torna in vita,
785me l’addita e ti prometto
 di serbar la fedeltà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 MITRANE, poi CLEONICE e BARSENE
 
 MITRANE
 Un’aura di fortuna,
 che spira incerta, è a sollevar bastante
 quell’anima leggiera. Il regio scettro
790già tratta Olinto e si figura in trono.
 Quanto deboli sono
 fra i ciechi affetti lor le menti umane!
 CLEONICE
 Olà, scriver vogl’io. (Ad un paggio) Parti, Mitrane.
 MITRANE
 Ubbidisco al comando. (In atto di partire)
 CLEONICE
                                             Odimi. Alceste
795più di me non ricerca?
 MITRANE
                                            Anzi, o regina,
 altra cura non ha; ma l’infelice...
 CLEONICE
 Parti, basta così. (A Mitrane) Senti. Che dice?
 MITRANE
 
    Dice che t’è fedele;
 dice che alcun t’inganna,
800che tu non sei tiranna,
 ch’hai troppo bello il cor.
 
    Che ti vedrà placata
 e vuol morirti al piede
 vittima sventurata
805d’un infelice amor. (Parte)
 
 SCENA V
 
 CLEONICE e BARSENE
 
 BARSENE
 Regina, è pronto il foglio. I sensi tuoi
 spiega in quello ad Alceste.
 CLEONICE
                                                    Ah! Che in tal guisa
 son troppo a lui, son troppo a me crudele.
 Voglio vincermi e voglio
810dividerlo da me. L’attende il regno,
 l’onor mio lo consiglia, il ciel lo vuole,
 io lo farò. Ma dal mio labbro almeno
 vorrei che lo sapesse. È tirannia
 annunziar con un foglio
815sì barbara novella. Altro sollievo
 non resta, amica, a due fedeli amanti
 costretti a separarsi
 che a vicenda lagnarsi,
 che ascoltare a vicenda
820d’un lungo amor le tenerezze estreme
 e nell’ultimo addio piangere insieme.
 BARSENE
 Questo è sollievo? Ah! Di vedere Alceste
 il desio ti seduce. A tal cimento
 non esporti di nuovo. Assai facesti
825resistendo una volta. Il frutto perdi
 della prima vittoria,
 se tenti la seconda. Io te conosco
 più debole d’allora
 e ’l nemico è più forte. Eh la grand’opra
830generosa compisci. I tuoi vassalli
 fidano in te. Dal superar costante
 questo passo crudel, ch’ora t’affanna,
 pende la gloria tua.
 CLEONICE
                                      Gloria tiranna!
 Dunque per te degg’io
835morir di pena e rimaner per sempre
 così d’ogni mio ben vedova e priva?
 Legge crudel! T’appagherò. Si scriva. (Va a scrivere al tavolino)
 BARSENE
 (Par che m’arrida il fato.
 Non dispero d’Alceste).
 CLEONICE
                                             «Alceste amato». (Scrivendo)
 BARSENE
840(Lusingarmi potrò d’esser felice,
 se la gloria resiste
 fra i moti di quel cor pochi momenti).
 CLEONICE
 «E non vuole il destin farci contenti». (Scrivendo)
 BARSENE
 (Cresce la mia speranza. Oh dei! Sospende
845la man tremante e si ricopre il volto.
 Ah che ritorna ai primi affetti in preda!)
 CLEONICE
 Povero Alceste mio! (Parlando, poi torna a scrivere)
 BARSENE
                                        (Temo che ceda.
 Io nel caso di lei
 non so dir che farei).
 CLEONICE
                                         «Vivi, mio bene, (Scrivendo)
850ma non per me». Già terminai, Barsene.