Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

                                             Deh caro padre,
 che tal posso chiamarti
 mercé la tua pietà, non dirmi ingrato,
1270che mi trafiggi il cor. Lo veggio anch’io
 che attender non dovevi
 questi del tuo sudor frutti infelici.
 Anch’io sperai crescendo
 su l’orme tue per il sentier d’onore
1275chiamarti un dì sul ciglio
 lagrime di piacer, non di dolore.
 Ma chi può delle stelle
 contrastare al voler? Soffri ch’io parta;
 forse così partendo
1280meno ingrato sarò; forse talvolta
 comunica sventure
 la compagnia degl’infelici. Almeno,
 giacché in odio son io tanto agli dei,
 prendano i giorni miei