Demofoonte, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1775

 del tuo bel cor la mia partenza onora.
 Ma la partenza mia non è per ora.
 OLINTO
 Come! Per qual ragione?
 ALCESTE
1440La regina l’impone.
 OLINTO
                                       Ogni momento
 vai cangiando desio.
 ALCESTE
 Il comando cangiò, mi cangio anch’io.
 OLINTO
 Ma che vuol Cleonice? È suo pensiero
 forse eleggerti re?
 ALCESTE
                                    Tanto non spero.
 OLINTO
1445Dunque ti vuol presente
 al novello imeneo. Barbaro cenno
 che non devi eseguir.
 ALCESTE
                                          T’inganni. Io voglio
 tutto soffrir. Sarà, qualunque sia,
 bella, se vien da lei, la sorte mia.
 
1450   Quel labbro adorato
 mi è grato, mi accende,
 se vita mi rende,
 se morte mi dà.
 
    Non ama da vero
1455quell’alma che ingrata
 non serve all’impero
 d’amata beltà. (Parte)
 
 SCENA V
 
 OLINTO
 
 OLINTO
 Io lo previdi. Una virtù fallace
 per sopire i tumulti
1460simulò Cleonice. Ella pretende
 col caro Alceste assicurarsi il trono.
 Poco temuto io sono,
 che ’l duro fren della paterna cura
 questi audaci assicura. Ah! Se una volta
1465scuoto il giogo servil, cangiar d’aspetto
 vedrò l’altrui fortuna
 e far saprò mille vendette in una.
 
    Più non sembra ardito e fiero
 quel leon che prigioniero
1470a soffrir la sua catena
 lungamente s’avvezzò.
 
    Ma se un giorno i lacci spezza,
 si ricorda la fierezza;
 ed al primo suo ruggito
1475vede il volto impallidito
 di colui che l’insultò. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Appartamenti terreni di Fenicio dentro la reggia.
 
 FENICIO, poi MITRANE
 
 FENICIO
 In più dubbioso stato
 mai non mi vidi. Alle mie stanze impone
 Cleonice ch’io torni; e vuol che attenda
1480qui l’onor de’ suoi cenni. Impaziente
 le richiedo d’Alceste e mi risponde
 che finor non partì. Qual è l’arcano
 che fuor del suo costume