Demofoonte, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1775

 SCENA II
 
 TIMANTE e poi CHERINTO
 
 TIMANTE
 Perché bramar la vita? E quale in lei
905piacer si trova? Ogni fortuna è pena,
 è miseria ogni età. Tremiam fanciulli
 d'un guardo al minacciar; siam giuoco adulti
 di fortuna e d'amor; gemiam canuti
 sotto il peso degl'anni. Or ne tormenta
910la brama d'ottenere; or ne trafigge
 di perdere il timore. Eterna guerra
 hanno i rei con sé stessi; i giusti l'hanno
 con l'invidia e la frode. Ombre, deliri,
 sogni, follie son nostre cure; e quando
915il vergognoso errore
 a scoprir s'incomincia, allor si muore.
 Ah si muora una volta.
 CHERINTO
                                            Amato prence
 vieni, vieni al mio sen. (L’abbraccia) Il più felice
 tu sei d'ogni mortal. Placato il padre
920è già con te; tutto obbliò; ti rende
 la tenerezza sua, la sposa, il figlio,
 la libertà, la vita.
 TIMANTE
                                  A poco a poco
 Cherinto per pietà. Troppe son queste,
 troppe gioie in un punto. E come il padre
925cambiò pensier?
 CHERINTO
                                  Comparve
 Creusa in tuo soccorso.
 TIMANTE
                                            In mio soccorso
 Creusa che oltraggiai!
 CHERINTO
                                           Creusa. Ah tutti
 di quell'anima bella
 tu non conosci i pregi. E che non disse,
930che non fe' per salvarti? I merti tuoi
 come ingrandì! Come scemò l'orrore
 del fallo tuo! Per quante strade e quante
 il cor gli ricercò! Quand'io m'avvidi
 che il genitor già vacillava, allora
935volo, il ciel m'inspirò, cerco Dircea;
 con Olinto la trovo; entrambi appresso
 frettoloso mi traggo; e al regio ciglio
 presento in quello stato e madre e figlio.
 Questo tenero assalto
940terminò la vittoria.
 Il re cedé; si raddolcì; dal suolo
 la nuora sollevò; si strinse al petto
 l'innocente bambin; gli sdegni suoi
 calmò; s'intenerì; pianse con noi.
 TIMANTE
945Oh mio dolce germano!
 Oh caro padre mio! Potessi almeno
 di lui col re di Frigia
 disimpegnar la fé. Cherinto, ah salva
 l'onor suo tu che puoi. La man di sposo
950offri a Creusa in vece mia. Difendi
 da una pena infinita
 gli ultimi dì della paterna vita.
 CHERINTO
 Che mi proponi, o prence! Ah per Creusa,
 sappilo alfin, non ho riposo. Io l'amo
955quanto amar si può mai. Ma...
 TIMANTE
                                                         Che?
 CHERINTO
                                                                     Non spero
 ch'ella m'accetti. Al successor reale
 sai che fu destinata. Io non son tale.
 TIMANTE
 Altro inciampo non v'è?
 CHERINTO
                                              Grande abbastanza
 questo mi par.
 TIMANTE
                              Va'; la paterna fede
960disimpegna o german. Tu sei l'erede.
 CHERINTO
 Io?
 TIMANTE
          Sì. Già lo saresti
 s'io non vivea per te. Ti rendo, o prence,
 parte sol del tuo dono
 quando ti cedo ogni ragione al trono.
 CHERINTO
965E il genitore...
 TIMANTE
                             E il genitore almeno
 non vedremo arrossir. Povero padre!
 Posso far men per lui? Che cosa è un regno
 a paragon di tanti
 beni ch'egli mi rende?
 CHERINTO
                                            Ah perde assai
970chi lascia una corona.
 TIMANTE
 Ma è ben più quel che resta a chi la dona. (Parte)