Demofoonte, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1775

 (Tenerezze crudeli!)
 ALCESTE
                                        Ah! Se l’istessa
 per me tu sei, come per te son io,
1025s’è ver che posso ancora
 tutto sperar da te, qual fu l’errore,
 per cui tanto rigore
 io da te meritai, dimmi una volta.
 CLEONICE
 Tutto, Alceste, saprai. Siedi e m’ascolta.
 ALCESTE
1030Servo al sovrano impero.
 CLEONICE
 (Io gelo e temo). (Siede)
 ALCESTE
                                  (Io mi consolo e spero). (Siede)
 CLEONICE
 Alceste, ami da vero
 la tua regina o t’innamora in lei
 lo splendor della cuna,
1035l’onor degli avi e la real fortuna?
 ALCESTE
 Così bassi pensieri
 credi in Alceste? O con i dubbi tuoi
 rimproverar mi vuoi
 le paterne capanne? Io fra le selve
1040ove nacqui, ove crebbi,
 o lasciai questi sensi o mai non gli ebbi.
 In Cleonice adoro
 quella beltà che non soggiace al giro
 di fortuna e d’etade; amo il suo core;
1045amo l’anima bella
 che, adorna di sé stessa
 e delle sue virtù, rende allo scettro
 ed al serto real co’ pregi sui
 luce maggior che non ottien da lui.
 CLEONICE
1050Da così degno amante
 un magnanimo sforzo
 posso dunque sperar?
 ALCESTE
                                           Qualunque legge
 fedele eseguirò.
 CLEONICE
                                Molto prometti.
 ALCESTE
 E tutto adempirò. Non v’è periglio
1055che lieve non divenga
 sostenuto per te. N’andrò sicuro
 a sfidar le tempeste; inerme il petto
 esporrò, se lo chiedi, incontro all’armi.
 CLEONICE
 Chiedo molto di più. Convien lasciarmi.
 ALCESTE
1060Lasciarti? Oh dei! Che dici?
 CLEONICE
 E lasciarmi per sempre e in altro cielo
 viver senza di me.
 ALCESTE
                                    Ma chi prescrive
 così barbara legge?
 CLEONICE
                                      Il mio decoro,
 il genio de’ vassalli,