Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA VI
 
 IARBA, OSMIDA, e ARASPE
 
 IARBA
 Araspe alla vendetta.
 ARASPE
 Mi son scorta i tuoi passi.
 OSMIDA
                                                 Arbace, aspetta.
 IARBA
 (Da me che bramerà?)
 OSMIDA
                                             Posso a mia voglia
 libero favellar?
 IARBA
                               Parla.
 OSMIDA
                                            Se vuoi
215io m'offro a' sdegni tuoi compagno e guida.
 IARBA
 L'offerta accetto e se fedel sarai,
 tutto in mercé ciò che domandi avrai.
 OSMIDA
 Sia del tuo re Didone, a me si ceda
 di Cartago l'impero.
 IARBA
                                        Io tel prometto.
 OSMIDA
220Ma chi sa se consente
 il tuo signore alla richiesta audace.
 IARBA
 Promette il re quando promette Arbace.
 OSMIDA
 Dunque...
 IARBA
                      Ogn'atto innocente
 qui sospetto esser può; serba i consigli
225a più sicuro loco e più nascoso.
 Fidati, Osmida è re, se Iarba è sposo.
 OSMIDA
 
    Tu mi scorgi al gran disegno
 e al tuo sdegno, al tuo desio
 l'ardir mio ti scorgerà.
 
230   Così rende il fiumicello,
 mentre lento il prato ingombra,
 alimento all'arboscello
 e per l'ombra umor gli dà. (Parte)