Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA XVII
 
 DIDONE, ENEA
 
 DIDONE
 Enea, salvo già sei
 dalla crudel ferita,
450per me serban gli dei sì bella vita.
 ENEA
 Oh dio regina.
 DIDONE
                              Ancora
 forse della mia fede incerto stai?
 ENEA
 No; più funeste assai
 son le sventure mie. Vuole il destino.
 DIDONE
455Chiari i tuoi sensi esponi.
 ENEA
 Vuol (mi sento morir) ch'io t'abbandoni.
 DIDONE
 M'abbandoni! Perché?
 ENEA
                                            Di Giove il cenno,
 l'ombra del genitor, la patria, il cielo,
 la promessa, il dover, l'onor, la fama
460alle sponde d'Italia oggi mi chiama.
 La mia lunga dimora
 purtroppo degli dei mosse lo sdegno.
 DIDONE
 E così fin ad ora
 perfido mi celasti il tuo disegno?
 ENEA
465Fu pietà...
 DIDONE
                      Che pietà. Mendace il labro
 fedeltà mi giurava
 e intanto il cor pensava
 come lunge da me volgere il piede.
 A chi misera me darò più fede!
470Vil rifiuto dell'onde
 io l'accolgo dal lido, io lo ristoro
 dall'ingiurie del mar, le navi e l'armi
 già disperse io gli rendo e gli dò loco
 nel mio cor, nel mio regno, e questo è poco.
475Ricusando gli amori i sdegni irrito.
 Di cento re per lui
 Ecco poi la mercede.
 A chi misera me darò più fede!
 ENEA
 Finch'io viva, o Didone,
480dolce memoria al mio pensier sarai.
 Né partirei giammai,
 se per voler de' numi io non dovessi
 consagrare il mio affanno
 all'impero latino.
 DIDONE
485Veramente non hanno
 altra cura gli dei che il tuo destino.
 ENEA
 Io resterò, se vuoi
 che si renda spergiuro un infelice.
 DIDONE
 No, sarei debitrice
490dell'impero del mondo a' figli tuoi.
 Va' pur, siegui il tuo fato,
 cerca d'Italia il regno; all'onde, ai venti
 confida pur la speme tua. Ma senti;
 farà quell'onde istesse
495delle vendette mie ministre il cielo.
 E tardi allor pentito
 d'aver creduto all'elemento insano
 richiamerai la tua Didone invano.
 ENEA
 Se mi vedessi il core... (Arrestandola)
 DIDONE
500Lasciami traditore.
 ENEA
 Almen dal labro mio
 con volto meno irato
 prendi l'ultimo addio.
 DIDONE
                                           Lasciami ingrato.
 ENEA
 E pure a tanto sdegno
505non hai ragion di condannarmi.
 DIDONE
                                                            Indegno.
 
    Non ha ragione ingrato
 un core abbandonato
 da chi giurogli fé?
 
    Anime innamorate,
510se lo provaste mai
 ditelo voi per me.
 
    Perfido tu lo sai
 se in premio un tradimento
 io meritai da te.
 
515   E qual sarà tormento,
 anime innamorate,
 se questo mio non è! (Parte)