Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA XVIII
 
 ENEA
 
 ENEA
 E soffrirò che sia
 sì barbara mercede
520premio della tua fede anima mia?
 Tanto amor, tanti doni...
 Ah pria ch'io t'abbandoni,
 pera l'Italia, il mondo,
 resti in oblio profondo
525la mia fama sepolta,
 vada in cenere Troia un'altra volta.
 Ah che dissi! Alle mie
 amorose follie
 gran genitor perdona, io n'ho rossore,
530non fu Enea che parlò; lo disse amore.
 Si parta. E l'empio moro
 stringerà il mio tesoro?
 No... Ma sarà frattanto
 al proprio genitor spergiuro il figlio?
535Padre, amor, gelosia, numi consiglio.
 
    Se resto sul lido,
 se sciolgo le vele
 infido, crudele
 mi sento chiamar.
 
540   E intanto confuso
 nel dubbio funesto,
 non parto, non resto
 ma provo il martire
 che avrei nel partire,
545che avrei nel restar.
 
 Fine dell’atto primo