Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA V
 
 ENEA, poi ARASPE
 
 ENEA
 Fra il dovere e l'affetto
 ancor dubbioso in seno ondeggia il core.
710Purtroppo il mio valore
 all'impero servì d'un bel sembiante.
 Ah una volta l'eroe vinca l'amante.
 ARASPE
 Di te finora in traccia
 scorsi la regia.
 ENEA
                             Amico
715vieni fra queste braccia.
 ARASPE
 Allontanati Enea, son tuo nemico; (Snuda la spada)
 snuda, snuda quel ferro,
 guerra con te, non amicizia io voglio.
 ENEA
 Tu di Iarba all'orgoglio
720prima m'involi e poi
 guerra mi chiedi ed amistà non vuoi?
 ARASPE
 T'inganni, allor difesi
 la gloria del mio re, non la tua vita.
 Con più nobil ferita
725rendergli a me s'aspetta
 quella ch'io tolsi a lui giusta vendetta.
 ENEA
 Enea stringer l'acciaro
 contro il suo difensore
 ARASPE
                                           Olà, che tardi?
 ENEA
 La mia vita è tuo dono.
730Prendila pur se vuoi, contento io sono.
 Ma ch'io debba a tuo danno armar la mano
 generoso guerrier lo speri invano.
 ARASPE
 Se non impugni il brando
 a ragion ti dirò codardo e vile.
 ENEA
735Questa ad un cor virile
 vergognosa minaccia Enea non soffre.
 Ecco per sodisfarti io snudo il ferro.
 Ma prima i sensi miei
 odan gli uomini tutti, e tutti i dei.
740Io son d'Araspe amico,
 io debbo la mia vita al suo valore.
 Ad onta del mio core
 discendo al gran cimento
 di codardia tacciato
745e per non esser vil mi rendo ingrato. (In atto di cominciar a battersi sopraggiunge)