Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA II
 
 IARBA con seguito de’ mori, e detto
 
 IARBA
 Dove rivolge dove
 quest'eroe fuggitivo i legni e l'armi?
995Vuol portar guerra altrove
 o da me col fuggir cerca lo scampo?
 ENEA
 Ecco un novello inciampo.
 IARBA
 Fuggi, fuggi se vuoi
 ma non lagnarti poi
1000se della fuga tua Iarba si ride.
 ENEA
 Non irritar superbo
 la sofferenza mia.
 IARBA
 Parmi però che sia
 viltà, non sofferenza il tuo ritegno.
1005Per un momento il legno
 può rimaner sul lido,
 vieni, s'hai cor, meco a pugnar ti sfido.
 ENEA
 Vengo. Restate amici, (Alle sue genti)
 che ad abbassar quel temerario orgoglio
1010altri che il mio valor meco non voglio.
 Eccomi a te. Che pensi? (Scende dalla nave)
 IARBA
 Penso che all'ira mia
 la tua morte sarà poca vendetta.
 ENEA
 Per ora a contrastarmi
1015non fai poco se pensi. All'armi.
 IARBA
                                                          All'armi. (Mentre si battono e Iarba va cedendo, i suoi mori vengono in aiuto di lui ed assalgono unitamente Enea. I compagni d’Enea in aiuto di lui scendono dalle navi e attaccano i Mori. Enea e Iarba combattendo entrano. Siegue zuffa fra i troiani e Mori, i Mori fuggono e gl’altri li seguono. Escono di nuovo combattendo Enea e Iarba)
 ENEA
 Venga tutto il tuo regno.
 IARBA
 Difenditi se puoi.
 ENEA
                                   Non temo indegno.
 Già cadesti e sei vinto. O tu mi cedi
 o trafiggo quel core.
 IARBA
                                       Invan lo chiedi.
 ENEA
1020Se al vincitor sdegnato
 non domandi pietà...
 IARBA
                                         Siegui il tuo fato.
 ENEA
 Si mori. Ma che fo? Vivi, non voglio
 nel tuo sangue infedele (Lascia Iarba, quale sorge)
 questo acciaro macchiar.
 IARBA
                                                Sorte crudele!
 ENEA
 
1025   Vivi superbo e regna.
 Regna per gloria mia,
 vivi per tuo rossor.
 
    E la tua pena sia
 il rammentar che in dono
1030ti diè la vita e il trono
 pietoso il vincitor. (Parte)