Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA VII
 
 ENEA con seguito e detti
 
 ENEA
 Principessa ove corri?
 SELENE
                                           A te ne vengo.
 ENEA
 Vuoi forse... O ciel, che miro! (Vedendo Osmida tra’ mori)
 OSMIDA
                                                        Invitto eroe
 vedi, all'ira di Iarba...
 ENEA
                                          Intendo. Amici
 in soccorso di lui l'armi volgete. (Alcuni troiani vanno incontro a’ mori, quali lasciando Osmida fuggono difendendosi)
 SELENE
1105Signor togli un indegno
 al suo giusto castigo.
 ENEA
 Lo punisca il rimorso.
 OSMIDA
                                           Ah lascia Enea (S’inginocchia)
 che grato a sì gran dono...
 ENEA
                                                 Alzati e parti.
 Non odo i detti tuoi.
 OSMIDA
1110Ed a virtù sì rara...
 ENEA
 Se grato esser mi vuoi
 ad esser fido un'altra volta impara.
 OSMIDA
 
    Quando l'onda che nasce dal monte
 al suo fonte ritorni dal prato
1115sarò ingrato a sì bella pietà.
 
    Fia del giorno la notte più chiara,
 se a scordarsi quest'anima impara
 di quel braccio che vita mi dà. (Parte)