Didone abbandonata, libretto, Madrid, Mojados, 1752

 quante il caso ne aduna. Ah troppo, o sorte,
1140è violento il tuo furor. Conviene
 che passi o scemi. In così rea fortuna
 parte è di speme il non averne alcuna.
 
    Non dura una sventura
 quando a tal segno avanza.
1145Principio è di speranza
 l’eccesso del timor.
 
    Tutto si muta in breve;
 e il nostro stato è tale
 che se mutar si deve
1150sempre sarà miglior. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Luogo magnifico nella reggia festivamente adornato per le nozze di Creusa.
 
 TIMANTE, CHERINTO, poi ADRASTO
 
 TIMANTE
 Dove, crudel, dove mi guidi? Ah queste
 liete pompe festive
 son pene a un disperato.
 CHERINTO
 Che debolezza è questa...
 ADRASTO
                                                Il re per tutto
1155ti ricerca, o Timante. Or con Matusio
 dal domestico tempio uscir lo vidi.
 Ambo son lieti in volto
 né chiedon che di te.
 TIMANTE
                                         Fuggasi. Io temo
 troppo l’incontro del paterno ciglio.
 
 SCENA X
 
 MATUSIO, poi DIRCEA con OLINTO e detti
 
 MATUSIO
1160Figlio mio, caro figlio. (Abbracciandolo)
 TIMANTE
                                            A me tal nome!
 Come? Perché?
 MATUSIO
                                Perché mio figlio sei,
 perché son padre tuo.
 TIMANTE
                                          Tu sogni... Oh stelle!
 Torna Dircea.
 DIRCEA
                            No; non fuggirmi, o sposo;
 tua germana io non son.
 TIMANTE
                                               Voi m’ingannate
1165per rimetter in calma il mio pensiero.
 
 SCENA XI
 
 DEMOFOONTE con seguito e detti
 
 DEMOFOONTE
 Non t’ingannan, Timante; è vero, è vero.
 TIMANTE