Didone abbandonata, libretto, Stoccarda, Cotta, 1763

 prendila pur se vuoi, contento io sono.
895Ma ch’io debba a tuo danno armar la mano
 generoso guerrier lo speri invano.
 ARASPE
 Se non impugni il brando
 a ragion ti dirò codardo e vile.
 ENEA
 Questa ad un cor virile
900vergognosa minaccia Enea non soffre.
 Ecco per soddisfarti io snudo il ferro.
 Ma prima i sensi miei
 odan gli uomini tutti e tutti i dei.
 Io son d’Araspe amico,
905io debbo la mia vita al suo valore;
 ad onta del mio core
 discendo al gran cimento
 di codardia tacciato
 e per non esser vil mi rendo ingrato. (Cominciano a battersi)
 
 SCENA XI
 
 SELENE e detti
 
 SELENE
910Tanto ardir nella reggia? Olà fermate.
 Così mi serbi fé? Così difendi,
 Araspe traditor, d’Enea la vita?
 ENEA
 No, principessa. Araspe
 non ha di tradimenti il cor capace.