Didone abbandonata, libretto, Stoccarda, Cotta, 1763

 Intendo i detti tuoi.
 So perché lungi il vuoi.
 ARASPE
                                             Con troppo affanno (A Selene)
1255di arrestarlo tu brami.
 Perdona l’ardir mio, temo che l’ami.
 SELENE
 Se a te della germana
 fosse noto il dolore,
 la mia pietà non chiameresti amore.
 OSMIDA
1260Tanta pietà per altri a te che giova? (A Selene)
 Ad un cor generoso
 qualche volta è viltà l’esser pietoso.
 SELENE
 Sensi d’alma crudel!
 
 SCENA VI
 
 IARBA con guardie e detti
 
 IARBA