Didone abbandonata, libretto, Stoccarda, Cotta, 1763

 SCENA VI
 
 Galleria terrena.
 
 ENEA, poi ARASPE
 
 ENEA
 Fra 'l dovere e l'affetto
710ancor dubbioso in petto ondeggia il core.
 Purtroppo il mio valore
 all'impero servì d'un bel sembiante.
 Ah una volta l'eroe vinca l'amante.
 ARASPE
 Di te finora in traccia
715scorsi la reggia.
 ENEA
                               Amico,
 vieni fra queste braccia.
 ARASPE
 Allontanati Enea, son tuo nemico.
 Snuda, snuda quel ferro;
 guerra con te, non amicizia io voglio.
 ENEA
720Tu di Iarba all'orgoglio
 prima m'involi e poi
 guerra mi chiedi ed amistà non vuoi?
 ARASPE
 T'inganni; allor difesi
 la gloria del mio re, non la tua vita.
725Con più nobil ferita
 rendergli a me s'aspetta
 quella, che tolsi a lui, giusta vendetta.
 ENEA
 Enea stringer l'acciaro
 contro il suo difensore?
 ARASPE
                                             Olà, che tardi?
 ENEA
730La mia vita è tuo dono,
 prendila pur, se vuoi, contento io sono.
 Ma ch'io debba a tuo danno armar la mano,
 generoso guerrier, lo speri invano.
 ARASPE
 Se non impugni il brando,
735a ragion ti dirò codardo e vile.
 ENEA
 Questa ad un cor virile
 vergognosa minaccia Enea non soffre.
 Ecco per soddisfarti io snudo il ferro;
 ma prima i sensi miei
740odan gli uomini tutti, odan gli dei.
 Io son d'Araspe amico;
 io debbo la mia vita al suo valore;
 ad onta del mio core
 discendo al gran cimento
745di codardia tacciato;
 e per non esser vil, mi rendo ingrato. (In atto di battersi)