Didone abbandonata, partitura ms. A-Wn, 1763

 SCENA VII
 
 IARBA, ARASPE
 
 IARBA
 Quanto è stolto se crede
 ch'io l'abbia a prestar fede.
 ARASPE
235Il promettesti a lui.
 IARBA
 Non merta fé chi non la serba altrui.
 Ma vanne amato Araspe,
 ogn'indugio è tormento al mio furore,
 vanne le mie vendette
240un tuo colpo assicuri. Enea s'uccida.
 ARASPE
 Vado e sarà fra poco
 del suo, del mio valore
 in aperta tenzone arbitro il fato.
 IARBA
 No, t'arresta. Io non voglio
245che al caso si commetta
 l'onor tuo, l'odio mio, la mia vendetta.
 Improviso l'assali, usa la frode.
 ARASPE
 Da me frode! Signor, suddito io nacqui
 ma non già traditor. Dimmi ch'io vada
250nudo in mezzo agli'incendi, incontro all'armi,
 tutto farò. Tu sei
 signor della mia vita; in tua difesa
 non ricuso cimento.
 Ma da me non si chieda un tradimento.
 IARBA
255Sensi d'alma volgare. A me non manca
 braccio del tuo più fido.
 ARASPE
                                              E come, oh dei,
 la tua virtude...
 IARBA
                               Eh che virtù? Nel mondo
 o virtù non si trova
 o è sol virtù quel che diletta e giova. (Parte)