Didone abbandonata, partitura ms. A-Wn, 1763

 contro il suo difensore
 ARASPE
                                           Olà, che tardi?
 ENEA
 La mia vita è tuo dono.
730Prendila pur se vuoi, contento io sono.
 Ma ch’io debba a tuo danno armar la mano
 generoso guerrier lo speri invano.
 ARASPE
 Se non impugni il brando
 a ragion ti dirò codardo e vile.
 ENEA
735Questa ad un cor virile
 vergognosa minaccia Enea non soffre.
 Ecco per sodisfarti io snudo il ferro.
 Ma prima i sensi miei
 odan gli uomini tutti, e tutti i dei.
740Io son d’Araspe amico,
 io debbo la mia vita al suo valore.
 Ad onta del mio core
 discendo al gran cimento
 di codardia tacciato
745e per non esser vil mi rendo ingrato. (In atto di cominciar a battersi sopraggiunge)
 
 SCENA VI
 
 SELENE e detti
 
 SELENE
 Tanto ardir nella regia? Olà fermate!