Didone abbandonata, partitura ms. A-Wn, 1763

 SCENA VIII
 
 DIDONE e poi OSMIDA
 
 DIDONE
 
    Va crescendo il mio tormento,
 io lo sento e non l'intendo,
1100giusti dei. Che mai sarà!
 
 OSMIDA
 Deh, regina, pietà.
 DIDONE
                                     Che rechi, amico?
 OSMIDA
 Ah no, così bel nome
 non merta un traditore
 d'Enea, di te nemico e del tuo amore.
 DIDONE
1105Come!
 OSMIDA
                Con la speranza
 di posseder Cartago,
 m'offersi a Iarba; ei m'accettò; si valse
 finor id me; poi per mercé volea
 l'empio svenarmi; e mi difese Enea.
 DIDONE
1110Reo di tanto delitto hai fronte ancora
 di presentarti a me?
 OSMIDA
 (S’inginocchia)
                                        Sì mia regina.
 Tu vedi un infelice
 che non spera il perdono e nol desia;
 chiedo a te per pietà la pena mia.
 DIDONE
1115Sorgi; quante sventure!
 Misera me, sotto qual astro io nacqui?
 Manca ne' miei più fidi...