Ezio, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1757

370io sarò tuo sostegno e tua difesa.
 
 SCENA XIII
 
 IARBA ed ARASPE
 
 ARASPE
 Dove corri, o signore?
 IARBA
 Il rivale a svenar.
 ARASPE
                                   Come lo speri?
 Ancora i tuoi guerrieri
 il tuo voler non sanno.
 IARBA
375Dove forza non val giunga l’inganno.
 ARASPE
 E vuoi la tua vendetta
 con la taccia comprar di traditore?
 IARBA
 Araspe, il mio favore
 troppo ardito ti fe’. Più franco all’opre
380e men pronto a’ consigli io ti vorrei.
 Chi son io ti rammenta e chi tu sei.
 
    Son qual fiume che gonfio d’umori,
 quando il gelo si scioglie in torrenti,
 selve, armenti, capanne e pastori
385porta seco e ritegno non ha.
 
    Se si vede fra gli argini stretto,
 sdegna il letto, confonde le sponde
 e superbo fremendo sen va.
 
 SCENA XIV
 
 ENEA e OSMIDA
 
 OSMIDA
 Come? Da’ labbri tuoi
390Dido saprà che abbandonar la vuoi?
 Ah taci per pietà
 e risparmia al tuo cor questo tormento.
 ENEA
 Il dirlo è crudeltà
 ma sarebbe il tacerlo un tradimento.
 OSMIDA
395Benché costante, io spero
 che al pianto suo tu cangerai pensiero.
 ENEA
 Può togliermi di vita
 ma non può il mio dolore
 far ch’io manchi alla patria e al genitore.
 OSMIDA
400Oh generosi detti!
 Vincere i propri affetti
 avanza ogni altra gloria.
 ENEA
 Quanto costa però questa vittoria.
 
 SCENA XV
 
 IARBA, ARASPE e detti
 
 IARBA
 (Ecco il rival né seco
405è alcun de’ suoi seguaci).
 ARASPE
 (Ah pensa che tu sei...)
 IARBA
                                             (Sieguimi e taci).
 Così gli oltraggi miei...