Ezio, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1757

 Deh, regina, pietà.
 DIDONE
                                     Che rechi, amico?
 OSMIDA
 Ah no, così bel nome
 non merta un traditore
 d’Enea, di te nemico e del tuo amore.
 DIDONE
1105Come!
 OSMIDA
                Con la speranza
 di posseder Cartago,
 m’offersi a Iarba; ei m’accettò; si valse
 finor id me; poi per mercé volea
 l’empio svenarmi; e mi difese Enea.
 DIDONE
1110Reo di tanto delitto hai fronte ancora
 di presentarti a me?
 OSMIDA
 (S’inginocchia)
                                        Sì mia regina.
 Tu vedi un infelice
 che non spera il perdono e nol desia;
 chiedo a te per pietà la pena mia.
 DIDONE
1115Sorgi; quante sventure!
 Misera me, sotto qual astro io nacqui?
 Manca ne’ miei più fidi...
 
 SCENA IX
 
 SELENE e detti
 
 SELENE
                                                 Oh dio, germana.
 Alfine Enea...
 DIDONE
                            Partì?
 SELENE
                                          No, ma fra poco
 le vele scioglierà da’ nostri lidi.
1120Or ora io stessa il vidi
 verso i legni fugaci
 sollecito condurre i suoi seguaci.
 DIDONE
 Che infedeltà! Che sconoscenza! Oh dei!
 Un esule infelice...
1125Un mendico stranier... Ditemi voi
 se più barbaro cor vedeste mai?
 E tu, cruda Selene,
 partir lo vedi ed arrestar nol sai?
 SELENE
 Fu vana ogni mia cura.
 DIDONE
1130Vanne Osmida e procura
 che resti Enea per un momento solo.
 OSMIDA
 Ad ubbidirti io volo. (Parte)
 
 SCENA X
 
 DIDONE e SELENE
 
 SELENE
 Ah non fidarti; Osmida
 tu non conosci ancor.
 DIDONE
                                         Lo so purtroppo.
1135A questo eccesso è giunta
 la mia sorte tiranna;
 deggio chiedere aita a chi m’inganna.
 SELENE
 Non hai fuor che in te stessa altra speranza;
 vanne a lui, prega e piangi,
1140chi sa? Forse potrai vincer quel core.
 DIDONE
 Alle preghiere, ai pianti
 Dido scender dovrà? Dido che seppe
 dalle sidonie rive
 correr dell’onde a cimentar lo sdegno,
1145altro clima cercando ed altro regno?
 Son’io, son quella ancora
 che di nuove cittadi Africa ornai,
 che il mio fasto serbai
 fra le insidie, fra l’armi e fra i perigli;
1150ed a tanta viltà tu mi consigli?
 SELENE
 O scordati il tuo grado
 o abbandona ogni speme.
 Amore e maestà non vanno insieme.
 
 SCENA XI
 
 ARASPE e dette
 
 DIDONE
 Araspe in queste soglie!
 ARASPE
                                              A te ne vengo
1155pietoso del tuo rischio. Il re sdegnato
 di Cartagine i tetti arde e ruina.
 Vedi, vedi, o regina,
 le fiamme che lontane agita il vento.