Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA III
 
 EZIO, MASSIMO e poi FULVIA
 
 MASSIMO
 Ezio, donasti assai
 alla gloria, al dover; qualche momento
75concedi all'amistà. Lascia ch'io stringa
 quella man vincitrice.
 EZIO
                                           Io godo, amico,
 nel rivederti e caro
 m'è l'amor tuo de' miei trionfi al paro.
 Ma Fulvia ove si cela?
80Che fa? Dov'è? Quando ciascun s'affretta
 su le mie pompe ad appagar le ciglia,
 la tua figlia non viene?
 MASSIMO
                                            Ecco la figlia.
 EZIO
 Cara, di te più degno
 torna il tuo sposo e al volto tuo gran parte
85deve de' suoi trofei. Ma.. a' dolci nomi
 e di sposo e di amante
 ti veggio impallidir! Dopo la nostra
 lontananza, crudel, così m'accogli?
 Mi consoli così?
 FULVIA
                                (Che pena!) Io vengo...
90Signor...
 EZIO
                   Tanto rispetto,
 Fulvia, con me? Perché non dir mio fido,
 perché sposo non dirmi? Ah tu non sei
 per me quella che fosti.
 FULVIA
                                             Oh dio! Son quella.
 Ma... senti... Ah genitor, per me favella.
 EZIO
95Massimo, non tacer.
 MASSIMO
                                        Tacqui finora,
 perché co' nostri mali a te non volli
 le gioie avvelenar. Si vive, amico,
 sotto un giogo crudele. Anche i pensieri
 imparano a servir.  Era il timore
100in qualche parte almeno
 a Cesare di freno; or che vincesti,
 i popoli dovranno
 più superbo soffrirlo e più tiranno.
 EZIO
 Io tal nol credo. Almeno
105la tirannide sua mi fu nascosa.
 Che pretende? Che vuol?
 MASSIMO
                                                 Vuol la tua sposa.
 EZIO
 La sposa mia! Massimo, Fulvia, e voi
 consentite a tradirmi?
 FULVIA
                                            Aimè!
 MASSIMO
                                                          Qual arte,
 qual consiglio adoprar? Vuoi che l'esponga,
110negandola al suo trono,
 d'un tiranno al piacer? Ah tu potresti
 frangere i nostri ceppi,
 vendicare i tuoi torti. Arbitro sei
 del popolo e dell'armi.
 EZIO
                                           Ahime che dici!
115Ogni altra via si tenti
 ma non l'infedeltade.
 MASSIMO
                                          Anima grande
 al par del tuo valore
 ammiro la tua fé che più costante
 nelle offese diviene.
120(Cangiar favella e simular conviene).
 FULVIA
 Ezio così tranquillo
 la sua Fulvia abbandona ad altri in braccio?
 EZIO
 Tu sei pur d'ogni laccio
 disciolta ancora. Io parlerò; vedrai
125tutto cangiar d'aspetto.
 FULVIA
                                             Oh dio! Se parli,
 temo per te. Qualche funesto evento
 mi presagisce il cor. Nacqui infelice
 e sperar non mi lice
 che la sorte per me giammai si cangi.
 EZIO
130Son vincitor; sai che t'adoro; e piangi?
 
    Pensa a serbarmi, o cara,
 i dolci affetti tuoi;
 amami e lascia poi
 ogn'altra cura a me.
 
135  Tu mi vuoi dir col pianto
 che resti in abbandono.
 No, così vil non sono;
 e meco ingrato tanto
 no, Cesare non è. (Parte)