Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 non hai ragion di condannarmi.
 DIDONE
                                                            Indegno!
 
    Non ha ragione, ingrato,
515un core abbandonato
 da chi giurogli fé?
 
    Anime innamorate,
 se lo provaste mai,
 ditelo voi per me!
 
520   Perfido! Tu lo sai
 se in premio un tradimento
 io meritai da te.
 
    E qual sarà tormento,
 anime innamorate,
525se questo mio non è? (Parte)
 
 SCENA XVIII
 
 ENEA solo
 
 ENEA
 E soffrirò che sia
 sì barbara mercede
 premio della tua fede, anima mia!
 Tanto amor, tanti doni...
530Ah! Pria ch’io t’abbandoni,
 pera l’Italia, il mondo;
 resti in obblio profondo
 la mia fama sepolta;
 vada in cenere Troia un’altra volta.
535Ah che dissi! Alle mie
 amorose follie,
 gran genitor, perdona; io n’ho rossore.
 Non fu Enea che parlò, lo disse amore.
 Si parta... E l’empio moro
540stringerà il mio tesoro?
 No... Ma sarà frattanto
 al proprio genitor spergiuro il figlio?
 Padre, amor, gelosia, numi, consiglio!
 
    Se resto sul lido,
545se sciolgo le vele,