Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA IV
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà? L'alma s'agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
875Ti sorprende l'offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
 che crederla non sai; ma temi invano.
 La promisi, l'affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d'esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
880Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar; tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co' suoi timori intorno.
 EZIO
885Addio mia vita, alla prigione io torno. (A Fulvia)
 VALENTINIANO
 (E il soffro?)
 FULVIA
                           (Ahimè.)
 VALENTINIANO
                                               Senti; e lasciar tu vuoi, (Ad Ezio)
 ostinato a tacer, Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla. (Né meno il traditor risponde).
 MASSIMO
890(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio, m'ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo, come tu sei, debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così, meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà, custodi.
 FULVIA
                                                     Ah prima
895lo sdegno tuo contro di me si volga. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Né puoi tacere? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come?
 FULVIA
                 (Che veggio!)
 MASSIMO
                                            (Oh stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                   Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
900no che un reo non avrebbe. Ezio mi pento
 del mio rigore; emendaranno i doni
 l'ingiuste offese de' sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero or sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
905ch'io mi confondo e con ragion. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò? La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Ormai t'affretta.
 Impaziente attende
910Roma di rivederti. Tempo non manca
 ai reciprochi segni
 di affetto e d'amistà.
 EZIO
                                         Del fasto mio
 or, Cesare, arrossisco; e a tanto dono...
 VALENTINIANO
 Ezio, va' pur; conoscerai qual sono.
 EZIO
 
915   Se la mia vita
 dono è di Augusto,
 il freddo Scita,
 l'Etiope adusto
 al piè di Cesare
920piegar farò.
 
    Perché germoglino
 per te gli allori,
 mi vedrai spargere
 nuovi sudori,
925saprò combattere,
 morir saprò. (Parte)