Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 Ma che farà Didone?
 ENEA
                                         Al partir mio
1105manca ogni suo periglio.
 La mia presenza i suoi nemici irrita.
 Iarba al trono l’invita;
 stenda a Iarba la destra e si consoli. (In atto di partire)
 SELENE
 Senti; se a noi t’involi,
1110non sol Didone, ancor Selene uccidi.
 ENEA
 Come?
 SELENE
                 Dal dì ch’io vidi il tuo sembiante,
 celai timida amante
 l’amor mio, la mia fede;
 ma vicina a morir chiedo mercede,
1115mercé, se non d’amore,
 almeno di pietà, mercé...
 ENEA
                                                Selene,
 ormai più del tuo foco
 non mi parlar né degli affetti altrui.
 Non più amante qual fui, guerriero or sono.
1120Torno al costume antico.
 Chi trattien le mie glorie è mio nemico.
 
    A trionfar mi chiama